Rai, Coop e banche: far “saltare” i centri del potere Pd significa rendere il Paese più libero

23 Giu 2014 16:48 - di Francesco Signoretta

Non sono solo simulacri da venerare. Sono territori minati sui quali nessuno può e deve mettere piede, perché è lì che la sinistra ha costruito il suo potere e lo difende a ogni costo, compreso Renzi. Dalle Coop alle banche, dalla Rai alla giustizia in Italia non è possibile il cambio di passo, una minuscola modifica, un atto di equilibrio perché sono settori «intoccabili». Ed è forse stato questo l’errore di fondo commesso dai governi di centrodestra, non essere riusciti a incidere su questi settori cruciali, nel timore di rimanere scottati dall’ondata di critiche che travolge chiunque osi cambiare solo una virgola. Non bisogna meravigliarsi più di tanto, allora, se Viale Mazzini continua a non essere una “casa di vetro” e se i compensi Rai siano ancora chiusi in cassaforte. Una grossa fetta della Rai è “roba loro”, come se la sinistra fosse l’azionista di maggioranza, e i suoi volti noti, conduttori e comici, cantanti e attori, vanno difesi a spada tratta, pagati profumatamente perché all’occorrenza scendono in campo e trasformano i programmi televisivi in show di propaganda “democratica”. Delle Coop, invece, è vietato parlare e quando a suo tempo Palazzo Chigi tentò di apportare qualche modifica scoppiò l’inferno in nome di una non meglio identificata «solidarietà sociale». Fatto sta che le Coop godono di una situazione di privilegio fiscale e di appoggi politici da parte delle istituzioni locali che – come ha denunciato Bernardo Caprotti nel suo volume “Falce e carrello” – arrivano fino all’impedire l’espansione dei supermercati concorrenti. E’ stato finora impossibile anche dar vita alla riforma della giustizia, persino sugli stipendi d’oro c’è stato lo stop. Ma quello delle toghe – al di là delle accuse di Berlusconi – è un altro territorio minato perché la prevalenza dei giudici di sinistra è netta, con Magistratura democratica che continua ad avere un corposo numero di aderenti (l’ultimo dato parla di ben 900 iscritti) e ad essere una specie di partito, tanto da “regalare” spesso candidati alle elezioni. Difficile pure che si metta mano al settore bancario (e non a caso sono stati spellati i cittadini ma non gli istituti di credito). Il “capitalismo rosso” è un fenomeno particolare: la sinistra non ha banche ma agisce da padrona di alcune banche. Non a caso la stragrande maggioranza di manager sono di area progressista, specie nelle zone dove Pd e compagni hanno il monopolio politico. Sarebbe fin troppo facile citare il Monte Paschi, ma la ragnatela è molto più ampia. Di fronte a tutto questo non è impossibile creare una controffensiva. E l’azione per riformare in modo incisivo questi “settori roba loro” potrebbe essere un altro punto d’unione di un centrodestra rifondato e più coraggioso. Per una questione di giustizia, di equilibrio e di libertà.

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