Confesercenti tira le somme della stangata “tecnica”: 34 miliardi di tasse in più in tre anni
In questi anni i contribuenti italiani hanno visto un aumento di richieste tributarie sia a livello centrale che locale: dal 2010 al 2013 la Confesercenti calcola una stangata da 34 miliardi di euro di tasse in più dalle tasche dei cittadini. Risultato della variazione del prelievo fiscale degli enti locali pari a 20 miliardi a cui vanno aggiunti 14 miliardi di prelievo statale. Dal 2010 ad oggi gli enti locali hanno subìto tagli ai trasferimenti per circa 30 miliardi.
Stretti tra tagli lineari e Patto di stabilità interno, le amministrazioni locali hanno ridotto fortemente alcune voci di spesa e soprattutto aumentato le entrate, sia quelle tributarie (addizionali Irpef, Irap, smaltimento rifiuti, ecc.) utilizzando al massimo le possibilità di manovra offerte, sia quelle extratributarie. «Parallelamente però – afferma la Confesercenti – a livello centrale, pur a fronte dei tagli ai trasferimenti, non si è assistito a una riduzione del gettito, che invece ha continuato ad aumentare». Le imposte sulla casa, dal 2005 al 2013, secondo le stime di Anama Confesercenti, sono passate da 28 a 52 miliardi di euro l’anno (+78%). E nel 2014, capannoni, negozi e altri immobili strumentali di imprese subiranno un altro aumento di tassazione rispetto al 2013 per l’effetto combinato di più imposte. In totale, il prelievo complessivo (Imu + Tasi) gravante sugli immobili strumentali, pari a circa 6,9 miliardi nel 2013 – dice Confesercenti – potrebbe toccare gli 8,5 miliardi nel 2014. Per questi motivi, secondo il presidente Marco Venturi, tutti i tagli alla spesa già ipotizzati dal Governo ”devono essere solo anticipazioni di una più profonda e radicale azione di riduzione delle spese, che porti ad una altrettanto profonda revisione del sistema fiscale”. La riforma fiscale non può più essere rinviata. «La prima emergenza – dice all’assemblea – è quella di mettere mano ad un fisco locale sempre più vorace che alimenta anche sprechi ed abusi di regioni e comuni». Ma la Tasi non è l’unico esempio di aumento incontrollato. Nel 1990 le imposte locali assorbivano l’equivalente di meno di 8 giorni di lavoro, nel 2013 hanno toccato i 26 giorni. Siamo passati da una settimana a quasi un mese. Ed anche questo è un costo insostenibile. «C’è un cortocircuito tra prelievo locale e centrale da rimuovere. Su questa via dobbiamo continuare a pressare Governo e Parlamento, per incidere sulle ferite aperte, a partire dal fisco, dalla burocrazia, e dalle tante altre cose che nel nostro Paese non funzionano. L’eccesso di prelievo in Italia è figlio di una spesa pubblica tracimante, causata anche dalla riforma del Titolo V che ha dato il via libera a 23mila centri di spesa. Basta nuove tasse», conclude Venturi.