Che figuraccia, a brandelli l’Italia di… Prandelli. Ora facciano tutti un bagno di umiltà

20 Giu 2014 20:39 - di Mario Aldo Stilton

Forti, fortissimi. Praticamente col mondiale in tasca. La fanfara trionfalistica, dopo la partita vinta contro quelle larve degli inglesi, ha suonato peana a più non posso. Eccoli i veri campioni. Gli azzurri. Bandiere già pronte e feste già prenotate. E così, l’umile Costa Rica ci ha legnati. Uno a zero e zitti. Zitti tutti. A cominciare dal mister Prandelli so-tutto-io. Il Ct sempre celebrato. Che non ha ancora vinto nulla e che pure è già riconfermato. Perché è bravo, bravissimo che più bravo non si puo. Perché fa giocare i nostri moschettieri come mai nessuno. Perché è sagace e tattico. E pure molto politically  correct. Che di questi tempi vuol dire molto amico di chi conta. Di  Matteo Renzi, per esempio. E prima di Monti. E prima ancora di Berlusconi. E pure di Prodi. E sempre di Napolitano. Ora, certo che non è che la si può sempre buttare in politica. Ma, dicono a Roma «quanno ce ce vò!». E non se ne poteva più degli osanna. Degli applausi. Almeno adesso un po’ di piedini in terra il circo Barnum dell’informazione pallonata nostrana potrà metterli nuovamente. E magari potrà ricominciare a criticare. Perché è importante la critica. Spesso è decisiva. Anzitutto la voglia di aggredire palla, del tutto assente nei nostri. E poi pure la preparazione atletica perché dai costaricani siamo stati surclassati. E infine le scelte tecniche. Con quel Balotelli isolato in attacco e costantemente marcato da tre segugi. Con quel Candreva che sembrava il fratello stanco di quello visto contro la nazionale di Sua Maestà. Con un Thiago Motta assonnato e incerto e con  l’intero pacchetto difensivo a corrente alternata. No, non abbiamo fatto una bella figura contro i volenterosi, ma non irraggiungibili ragazzi della Terra del Sorriso. Solo un paio di guizzi del solito Pirlo. Poco. Pochissimo. Perché perdere si può sempre giocando a calcio, ma c’è modo e modo. E noi pare lo facciamo apposta a scegliere sempre il modo peggiore. Cioè senza lottare, senza dare tutto, senza mettere in campo idee e per l’appunto gioco. Adesso abbiamo quattro giorni per evitarci una enorme figuraccia. Per ragionare e dimostrare, contro la Celeste di Cavani e Suarez, che abbiamo la stoffa. La grinta giusta. Che indossiamo una maglia gloriosa. Quella dei campioni.

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