Troppo tempo per pagare i dispositivi medici: rischio di infrazione da parte dell’Unione Europea
I tempi di pagamento degli Enti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) nei confronti delle aziende dei dispositivi medici stentano ancora a prendere velocità. Secondo gli ultimi dati forniti da Assobiomedica (l’associazione che raggruppa le imprese di dispositivi medici e biomedicali), ad aprile 2014 il tempo medio di pagamento in Italia è stato di 207 giorni a fronte di un debito di 3,67 miliardi di euro. Numeri in calo rispetto a gennaio 2014 (215 giorni in media e debiti a quota 3,81 mld) ma ancora ben lontani dal timing (per i pagamenti in sanità il limite è di 60 giorni) fissato dalla direttiva Ue per i pagamenti della Pubblica amministrazione. Un tema caldissimo e che investe non solo le aziende dei dispositivi ma tutte quelle che s’interfacciano con la Pa e dove l’Italia rischia, dunque, l’apertura di una procedura d’infrazione da parte della Commissione Ue. Solo dieci giorni fa il vicepresidente Antonio Tajani ha specificato che «l’apertura della procedura di infrazione sui ritardi nei pagamenti della Pa è inevitabile e sarà fatta dopo le elezioni» quando tornerà nelle sue funzioni. Il governo, di contro, ha spiegato di essere intervenuto d’urgenza sull’intera materia dei debiti della Pa e di aver varato tutte le norme utili per accelerare il pagamento degli arretrati entro l’anno e impedire che si formi un nuovo stock di debito.