Libri. I manipolatori del pensiero unico, la crisi greca vista da vicino, le cause della Grande Guerra e la retorica del vittimismo

19 Mag 2014 16:35 - di Renato Berio

Esiste il pensiero unico dell’ideologia globale? Secondo Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta (già autori di Governo globale. La storia segreta del nuovo ordine mondiale) esiste senza alcun dubbio ed utilizza il pubblico-spettatore per formare un uomo manipolato la cui mentalità sarà terreno fertile pronto a recepirne i dettami. Di questo si occupa il secondo libro dei due autori, La fabbrica della manipolazione, che citando autori come Orwell, Guy Debord e Aldous Huxley mette in guardia contro i rischi di una trasformazione antropologica profonda che punta a “formare” un individuo debole e dipendente da bisogni indotti. L’ideologia gender, la sottovalutazione della storia e l’attacco alla religiosità e alle religioni sarebbero tutte armi usate in questa guerra comunicativa subdola, raffinata e che può contare su meccanismi ben oliati e collaudati. (E.Perucchietti-G.Marletta, La fabbrica della manipolazione, Arianna edizioni, pp. 206, euro 9)

Venti giorni trascorsi ad Atene e dintorni per ascoltare dal racconto di imprenditori, disoccupati, lavoratori dipendenti, volontari, cameriere e giovani in cerca di un impiego che non si trova come si vive nel paese simbolo della crisi e cosa pensano i greci del modello di sviluppo che è stato loro imposto dalla troika. Questo il reportage di Andrea Turi e Andrea Pannocchia. Un insieme di interviste che restituiscono un quadro aderente alla realtà  di una società profondamente colpita dall’indigenza e che stenta a riprendersi. Un libro che approfondisce le cause della crisi della Grecia, paese senza il quale non avrebbe senso parlare di Europa. (A.Turi-A.Pannocchia, La crisi della Grecia raccontata dai suoi cittadini, Eclettica, pp. 272, euro 16)

Trincee e disperazioni, giovani vite stroncate. Sono le caratteristiche del racconto della Grande Guerra. Ma che cosa è successo davvero, in Europa, nel 1914? Possibile che tra i 28 Paesi coinvolti la Germania sia stata l’unica colpevole? Per rispondere a queste domande lo storico Max Hastings in uno studio di centinaia di pagine corregge le inesattezze perpetuate durante quest’ultimo secolo e fornisce al lettore una nuova chiave interpretativa. Sapevate, che quasi tutte le nazioni, per scagionarsi, distrussero la documentazione che riguardava il proprio ruolo nella guerra o ne crearono una fittizia? O che il giorno più sanguinoso di tutti non fu la Battaglia della Somme del 1916, come molti credono, ma il 22 agosto 1914, quando la Francia contò 24mila morti in un paio d’ore (e più di un milione in cinque mesi)? Il libro non è solo una cronaca degli eventi militari. Max Hastings  confeziona un affresco che chiarisce le cause della Prima guerra mondiale e i contorni di una società terrorizzata dalla devastazione, dalla miseria e dalla morte ma, ancor più, dallo spettro della più umiliante delle capitolazioni: la sconfitta. (Max Hastings, Catastrofe 1914, Neri Pozza, pp. 672. euro 22).

Dalla politica al costume, dalla storia alla letteratura, dal diritto alla psicologia, Giglioli analizza la sintomatologia della vittima contemporanea: “l’eroe del nostro tempo”. Tra le sue manifestazioni, la celebrazione ossessiva della memoria, il credo umanitario che mantiene “inermi i disarmati” e “lascia intatti gli arsenali dei forti”, l’imperativo capitalista del diritto al benessere che si rovescia in frustrazione e inadeguatezza, la mitologia contemporanea della “cospirazione”: in ogni caso, la responsabilità del male è altrove, fuori da noi. Che cosa significa quindi essere vittime e quali sono le implicazioni etiche del sentirsi tali? Qual è il significato di parole come “innocenza”, “diritto inalienabile” o “immunità”? L’autore indaga l’origine dell’ideologia della vittima e il consolidarsi odierno di una strategia della lamentazione che divide la società in rei e innocenti, vittime e carnefici. (Daniele Giglioli, Critica della vittima, Nottetempo, pp. 128, euro 12)

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