La “ministra” Giannini scopre che gli stipendi dei professori sono bassi. Ma guarda un po’…
«Gli stipendi degli insegnanti italiani sono imbarazzanti nel confronto internazionale. I francesi guadagnano, a parità di carico didattico, il quaranta per cento in più». Caspita che scoop. Ministro Giannini, l’imbarazzo è tutto nostro. Primo perché da quando è stata nominata a capo del dicastero di viale Trastevere nessuno se ne è accorto (e pare neanche lei), visto che il ministro di Scelta civica non ha brillato né per intenzioni e tantomeno per iniziative volte a raddrizzare le infinite criticità del mondo della scuola. Secondo, perché sentire snocciolare da decenni la questione stipendi senza che nessuno abbia messo mani al portafogli, irrita fortemente. La scuola è ancora molto provata dai lasciti del ministro Carrozza – tipo i test di Medicina ad aprile in pieno panico per la Maturità – ai quali non pare che la Giannini abbia fatto riferimento né per biasimarli né per benedirli né per promettere cambiamenti. Insomma, per dirla con una battuta che ha avuto molto successo, sembra che la Giannini sia ministro “a sua insaputa”. Sembra smarrita e senza un obiettivo costruttivo e riqualificante.
Settimane fa, ospite a Ballarò su Rai Tre, per esempio, si parlava di spending review e lei in maniera quasi festosa se ne uscì con un’affermazione inquietante: «Il mio Ministero farà sicuramente la sua parte». Ancora? La frase lasciò infatti di stucco un po’ tutti, non solo il personale scolastico, stando agli insulti della rete Ma come? Sembrava quasi che il ministro si offrisse volontaria al commissario Cottarelli: prendete me, prendete me per i tagli della spesa pubblica. A forza di fare «la sua parte», della scuola pubblica rimarranno solo le macerie. La «sua parte» la scuola la sta facendo da sempre, spremuta come un limone, con risorse ridotte al lumicino, genitori fornitori di materiale didattico, di fotocopie, di fogli per stampanti, saponi e detergenti vari. Per non parlare dei genitori- imbianchini volontari, delle madri cucitrici di tende e quant’altro. Per non parlare dei laboratori impoveriti dai tagli che hanno reso inutile l’iscrizione agli istituti tecnici e professionali, un tempo fucina di professionalità diffuse. Insomma, la scuola pubblica è un débacle su tutta la linea. Basta un colloquio un po’ più ampio con gli insegnanti dei propri figli e qualunque professore di ogni latitudine politica traccia una quadro di questo genere. Al che uno esce dal colloquio, non si sa se più preoccupato per la probabile bocciatura di un figlio o per il quadro desolate delle strutture dell’istruzione pubblica. Il corollario di un imbarazzo colossale sono proprio gli stipendi dei professori, come tutti sanno. Ora si aspettano soluzioni non diagnosi o facili battuta pr far scattare l’applauso durante un incontro elettorale, come ha fatto la Giannini a Vercelli. La cosa ci induce a credere che il ministro stia a viale Trastevere solo per lasciare le cose come stanno, ossia male, anzi malissimo. Questo sì che è imbarazzante, perché gli stipendi degli insegnanti, imbarazzanti lo sono da sempre. Sveglia ministro, la ricreazione è finita.