La contro-festa del lavoro a Taranto: da Caparezza a Mannoia, in tanti hanno “tradito” il sindacato

2 Mag 2014 9:59 - di Redattore 92

«Per quello che faccio, per le storie che racconto, il primo maggio sarebbe stato più giusto essere a Taranto». Le parole di Rocco Hunt rispecchiano in pieno lo stato d’animo degli artisti che si sono esibiti al concertone romano: quella di Taranto è stata la contromanifestazione del primo maggio. Non a caso molti dei cantanti che sono di casa a San Giovanni, stavolta hanno tradito la platea romana per andare in Puglia. Davanti a oltre centomila persone si sono esibiti artisti che, tradizionalmente, si esibiscono a Roma sancendo una scissione ideale con il Concertone di Cgil, Cisl e Uil. Sul palco tarantino Luca Barbarossa e Andrea Rivera (in passato presentatori del primo maggio romano) e Valentina Petrini che hanno spiegato il significato del concerto e annunciato i nomi dei cantanti che hanno aderito all’evento organizzato dal Comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti”, di cui fanno parte i manifestanti che il 2 agosto 2012 interruppero il comizio sul caso Ilva dei leader sindacali Camusso, Bonanni e Angeletti. Il primo ad esibirsi è stato Caparezza. Dietro il cantante e rapper pugliese altri soliti noti di piazza San Giovanni e delle feste dell’Unità: da Vinicio Capossela a Fiorella Mannoia, da Paula Turci agli Aftherours. Come a sancire una cesura ideale con Roma e con quello che il Concertone ormai rappresenta. Una scissione nei fatti, sancita dalle parole di Maurizio Landini della Fiom, vero leader di riferimento della manifestazione di Taranto.

Una celebrazione che è arrivata, per una singolare coincidenza, a poche ore di distanza dalla morte del patron dell’Ilva, Emilio Riva. L’imprenditore milanese, che aveva 87 anni, era sottoposto all’obbligo di dimora da luglio 2013 dopo aver trascorso un anno agli arresti domiciliari, travolto dall’indagine sul disastro ambientale prodotto dall’acciaieria di Taranto: l’acciaieria più vasta d’Europa, grande due volte la città, che ha pagato un prezzo altissimo sotto il profilo dell’inquinamento. Inevitabile parlarne anche a margine del concerto. E c’è chi, come Piero Mottolese, 61 anni, ex operaio Ilva, tra i tanti intossicati dall’acciaieria, commenta laconico: «Io a Riva l’ho perdonato, ma non posso dimenticare il disastro che è stato provocato a Taranto».

 

 

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