Francia, crescita zero: il governo Hollande, tra crisi economica e d’immagine, “blinda” le aziende nazionali

15 Mag 2014 11:14 - di Bianca Conte

La caratteristica del governo del socialista Hollande è quella di disattendere. Le aspettative dei francesi. Le promesse elettorali. Le previsioni di sondaggisti e addetti ai lavori. Così, ancora una volta, contrariamente a quanto pronosticato e atteso dagli economisti d’oltralpe (e non solo), in queste ore i risultati della politica economica dell’esecutivo francese sono a dir poco deludenti e attestano come – con la veridicità incontrovertibile quanto preoccupante della sentenza matematica – su base annua il Pil francese sia cresciuto dello 0,8%, meno dello 0,9% sperato. Di più: nel dettaglio del report, cifre e calcoli percentuali dimostrano come l’incremento economico francese si sia arrestato nel primo trimestre: il Pil, infatti, segna crescita zero rispetto ai tre mesi precedenti, contro quelle che erano le attese riposte in un’espansione dello 0,1% e rispetto al +0,3% dei tre mesi precedenti. E poco conta – anzi suona quasi come un anacronistico canto del cigno l’operazione di salvaguardia di un nazionalismo governativo d’altri tempi, e sicuramente di altri partiti – la decisione dell’esecutivo di estendere il meccanismo che permette allo Stato di proteggere le sue imprese strategiche da appetiti stranieri, subordinando al suo placet gli investimenti nei settori energia, trasporti, acqua, salute e telecomunicazioni. Iniziativa ratificata con un decreto che entrerà in vigore nell’arco delle prossime 24 ore e che dovrebbe essere pubblicato in giornata sulla Gazzetta ufficiale. Non solo: in base a quanto riferito da una fonte vicina al ministro francese dell’Economia, Arnaud Montebourg, il decreto in questione potrebbe permettere al governo di bloccare in particolare (per esempio) le mire del gruppo americano General Electric e del gruppo tedesco Siemens sulla francese Alstom. Il provvedimento sottomette infatti all’autorizzazione previa del ministro economico d’oltralpe gli investimenti dei gruppi stranieri, europei e non, in una serie di casi elencati nel testo, dove vi sia necessità di garantire continuità delle attività, mantenimento di infrastrutture o di certe competenze indispensabili all’esercizio di una attività ritenuta cruciale per «l’interesse nazionale». E intanto, parallelamente al grafico analitico della crisi economica interna, su un’ideale diagramma che registri la popolarità del presidente francese l’ascissa del gradimento e l’ordinata della credibilità politica, precipitano pericolosamente verso il basso…

 

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