Capotosti “pericolosa” per il saluto romano? La Russa: una sinistra ignorante che fa sciacallaggio
Il furore da campagna elettorale, l’intramontabile rigurgito antifascista e il gioco è fatto. Nel mirino della sinistra, sempre a caccia di nemici e di qualche croce celtica da immortalare, stavolta è finita la “pericolosa” Roberta Capotosti, capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio provinciale di Milano, colpevole di aver partecipato lo scorso 29 aprile al corteo in memoria di Sergio Ramelli, il giovane del Fronte della Gioventù morto nel 1975 dopo 48 giorni di coma in seguito alla brutale aggressione a colpi di chiave inglese da un commando di Autonomia operaia. A lanciare il sasso è stato il regista e consigliere comunale del Pd, Ruggero Gabbai, che si è preso la briga di filmare il corteo milanese alla ricerca dell’imputato da sbattere in prima pagina per salvare la democrazia in pericolo. «Ho visto a quel corteo i consiglieri provinciali Massimo Turci e Roberta Capotosti e altri esponenti di FdI, come Romano La Russa e Carlo Fidanza, e ho ripreso la Capotosti mentre faceva il saluto romano», ha riferito sdegnato nell’aula di Palazzo Marino, la stessa dove alcuni miserabili sedicenti democratici applaudirono alla notizia della morte di Ramelli. Fiero del suo scoop, ha chiesto al partito di Giorgia Meloni di mettere al bando la giovane consigliera colpevole, a suo dire, di apologia del regime nazi-fascista e dunque «indegna» di rappresentare le istituzioni. Ma che c’entra?
Il regista di fama internazionale nato in Belgio, evidentemente, non conosce il rito del “presente” che da anni scandisce le commemorazioni dei caduti di destra e che con il ventennio e il regime hitleriano non c’entra nulla. Più che un video-denuncia l’operazione del consigliere del Pd ha il sapore acre dello sciacallaggio. «Non intendo rispondere – ha replicato Ignazio La Russa – a chi ha preso immagini alla commemorazione di un ragazzo assassinato e non ha speso parole per chi lo ha assassinato. Non ha titolo a chiedere nulla a Fratelli d’Italia». L’ex ministro parla di strumentalizzazioni e spiega che il saluto romano «non è una manifestazione fascista, ma un rito militare antico, che ha più di cento anni, per chiamare presente un caduto». Nessuna presa di distanza, quello che conta «è l’adesione ai valori democratici» e su questo La Russa non ha dubbi, altrimenti, dice, «Roberta non potrebbe stare in Fratelli d’Italia». Abbiamo aderito alla celebrazione senza simboli di partito ma solo con i tricolori, spiega l’europarlamentare di FdI Carlo Fidanza che non giudica i pugni chiusi alle commemorazioni dei comunisti morti negli anni ’70 e pretende il medesimo rispetto per i ragazzi di destra. Alle vestali della democrazia, invece, domanda perché non hanno speso una parola di denuncia per la distruzione del vetro a protezione della scritta commemorativa sotto casa di Ramelli, montato dieci anni fa per per evitare che venisse imbrattato. «Il sindaco Pisapia ha l’occasione di dimostrare che per lui non ci sono morti ammazzati più morti di altri, lo ripari a spese del Comune. Invece per la prima volta abbiamo assistito a una contro-manifestazione dell’estrema sinistra autorizzata dalla questura per impedire il ricordo di un morto che i loro padri hanno contribuito ad ammazzare. Mentre il sindaco per la prima volta partecipava alle cerimonia ufficiale per Ramelli, il suo portavoce Paolo Limonta sfilava in prima fila con gli ultrà».