Alfano rincorre Renzi: siano i club a gestire la sicurezza negli stadi. E annuncia un piano per Roma
«Bisogna pensare al modello inglese: non è immaginabile che le società restino estranee alla questione sicurezza. Chiederemo ai club di fare la loro parte fino in fondo». Così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, intervenuto al programma “La telefonata di Belpietro” su Canale 5, si allinea alla proposta del premier Matteo Renzi di far pagare ai club le spese per la sicurezza delle partite di calcio. Per la finale di Coppa Italia di sabato scorso – precisa Alfano – noi abbiamo messo in campo 1.486 uomini. Non è possibile che un evento sportivo si trasformi in un evento bellico. Dunque, anche i club facciano la loro parte». Di questa e di altre misure, «d’accordo con il presidente Renzi, ne parleremo comunque nella fase estiva, in modo che siano operative all’inizio del prossimo campionato. È inutile prendere decisioni sotto emergenza». Quanto alla trattativa che ci sarebbe stata fra autorità di polizia e gruppi organizzati di tifosi napoletani, smentita dal capo della polizia ma confermata da immagini e testimonianze, il ministro ha ribadito che «nessuno può immaginare che lo Stato abbia deciso insieme ai violenti se disputare o meno la partita. Noi abbiamo il dovere di assicurare l’ordine pubblico. La valutazione tecnica appartiene alle forze di sicurezza che sono in campo e al prefetto. È stato valutato da parte loro che la partita poteva essere giocata. Nella curva si era sparsa la voce che un tifoso del Napoli fosse morto a causa di una faida tra tifosi ed il Napoli ha valutato di mandare il capitano Hamsik in curva per tranquillizzare i tifosi e dire loro che non c’era stato un morto e che il ferimento era accaduto a 3-4 chilometri dallo stadio». Alfano ha poi annunciato che nelle prossime ore presenterà un piano per fare di Roma un modello di sicurezza, perché pensiamo che ciò che funzioni a Roma possa funzionare anche nel resto d’Italia». Il ministro ha ricordato quanto successo nella manifestazione di aprile, sfociata in incidenti provocati dall’ultrasinistra, «con il centro storico preso d’assalto. Non possiamo violare il precetto costituzionale sul diritto alla manifestazione del pensiero, ma non possiamo accettare che una manifestazione si trasformi in un saccheggio e che i manifestanti non siano manifestanti, ma incappucciati muniti di spranghe, razzi e san pietrini e mettano anche nel conto di ammazzare un poliziotto». Ci saranno – ha aggiunto – «regole comportamentali che consentano di rispettare le forze dell’ordine che ogni giorno fanno il proprio dovere».