Il centrodestra: Renzi vende fumo e raccoglierà tempesta. Dimenticati incapienti ed esodati

18 Apr 2014 20:59 - di Antonella Ambrosioni

Molta confusione, annunci e numeri non convincenti, la solita demagogia sulle auto blu, una retromarcia sui tagli alla Sanità spacciati per un successo personale e la solita dose di autocelebrazione a proposito degli 80 euro. Questo il cocktail con cui il premier Renzi ha servito il Dl Irpef, salutato con scetticismo dal centrodestra. «Da Matteo Renzi solo molta confusione. Non

è una cosa seria», commenta su twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. «Non ci sono provvedimenti per gli incapienti e per i lavoratori autonomi. Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere», scrive ancora il presidente dei deputati azzurri. «Gli #80euro sono solo un bonus una tantum, non una misura strutturale. Il tutto con grandi problemi per il lordo e per i contributi». Ancora: «Matteo Renzi non ci ha detto nulla sull’Irap. In che mani siamo finiti?», si chiede in un altro tweet Brunetta. Renzi, al di la degli slogan, «non è riuscito a dare il senso della direzione di marcia, nonostante gli sforzi di  Padoan di introdurre qualche timido elemento di razionalità. Molte delle misure annunciate fanno, ormai, parte di un antico repertorio», analizza Brunetta. «Spesso sono già operative nell’ordinamento giuridico vigente. E le novità introdotte, come il tetto di 240 mila euro per i dirigenti pubblici non graduato per i sottostanti rami dell’Amministrazione rischiano di determinare un caos totale. C’è il rischio che un qualsiasi sottoposto, con poche responsabilità, abbia una retribuzione simile a quella del vertice delle singole amministrazioni».

Dura Renata Polverini,  il dl è lacunoso, dice: «Rinviati gli incapienti, dissanguati comuni e regioni, mitragliata la democrazia con l’abbattimento delle agevolazioni per la campagna elettorale, l’indebolimento della Rai e dell’editoria e una vera e propria colletta per trovare le coperture. La lingua lunga di Renzi ha le gambe corte e non affronta i temi della povertà, del lavoro e delle imprese», boccia il dl Irpef la parlamentare di Forza Italia. Non meno critico è il collega Osvaldo Napoli: «Il presidente Renzi ha inventato la chiacchiera … scritta. La valanga di annunci televisivi (oltre 2 ore al giorno sul piccolo schermo) è stata seguita nel Consiglio dei ministri dall’annuncio che la prossima settimana scriverà il provvedimento. La prossima settimana, con un pallottoliere in una mano e i decreti nell’altra, Renzi dovrà far combaciare le sue chiacchiere con la realtà nuda e cruda»: il parlamentare di Fi parla di «un gioco acrobatico. Renzi confeziona illusioni, vende fumo e raccoglierà tempesta. A giugno, quando la Commissione europea farà conoscere le sue valutazioni sull’ennesima richiesta di rinvio del pareggio di bilancio – conclude – forse Renzi potrà atterrare sulla terra. Ma, temo per l’Italia sarà un “hard-landing”».

Un’analisi impietosa parte dalla senatrice Anna Maria Bernini, vice presidente vicario di FI: «Il gettone elettorale di Renzi è una briciola rispetto alle tasse che gli italiani dovranno pagare, confermate dal governo e rese necessarie dall’incapacità di tagliare la spesa pubblica improduttiva. La prova è che ancora non si vedono le coperture per il 2015, la cui definizione – prosegue – è rinviata alla legge di stabilità. Il bonus che premia soltanto una platea minoritaria di contribuenti non è affatto la quattordicesima che Renzi aveva promesso e, anzi, quegli stessi contribuenti perderanno la tredicesima con le imposte sugli immobili e sul risparmio, mentre restano invisibili a Renzi e Padoan, e potranno quindi esser massacrati a piacimento, gli autonomi, le partite Iva, i piccoli e medi imprenditori, i pensionati, i disoccupati, i giovani in cerca di lavoro che devono aspettare il prossimo anno per il parto di quello che fino all’altro ieri veniva presentato come l’urgentissimo Jobs Act». Su tutte le furie anche la Lega: «La montagna ha partorito un topolino e come al solito Matteo Renzi ha reperito le risorse per finanziare la sua campagna elettorale colpendo gli enti locali, compresi quelli virtuosi», commenta il capogruppo della Lega  in commissione Lavoro alla Camera, Massimiliano Fedriga. «Non c’è niente per i disoccupati, i pensionati e gli esodati. Se gli italiani ci danno 500 mila firme cancelliamo la legge Fornero e licenziamo Renzi. È vergognoso anche l’ulteriore massacro alle casse dei comuni, costretti a inventarsi sempre nuove tasse», dichiara il segretario Salvini.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *