I grillini ora hanno un inno: “Pugni sul tavolo”. Ma non hanno inventato nulla: Nino Longobardi, 30 anni fa…
Alla fine anche i grillini trovarono il loro inno. Si intitola Pugni sul tavolo e allude a quello che si ripromettono di fare gli eurodeputati del M5S non appena sbarcati a Strasburgo: “sbattere i pugni”, per l’appunto. La canzone – testo e musica di Felice Marra – è stata pubblicata sul blog del comico genovese. Il testo è un florilegio di banalità, a partire dal ritornello: «E sbatterò i miei pugni su quel tavolo e urlerò tutta la rabbia che c’è in me. E lotterò con le mie forze contro il diavolo del dio denaro che ha corrotto le anime». Così recita l’incipit: «Questa Europa è un’Europa che non smette di mostrarsi fragile nei suoi concetti e nei suoi perché si dimostra totalmente instabile. E poi si prosegue nell’invettiva contro una Ue che si «nutre umiliando i deboli con leggi tutte sangue e lacrime mentre i loro conti in banca salgono». La canzone è corredata da diversi clip inviati da sostenitori, tutti intenti a sbattere i pugni sui tavoli al momento del ritornello. Tutta gente dall’aspetto ordinario, che si presenta con il cipiglio pugnace. È così che il “popolo” del M5S si rispecchia nella sua “normalità” alterata dal rancore.
Tutta quella gente non sa però, con ogni probabilità, di non aver inventato proprio nulla. Perché I pugni sul tavolo era il titolo di una fortunata rubrica che andava in onda su una emittente romana Televita, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Ad animarla era un pittoresco personaggio, Nino Longobardi, che teleconcionava sbraitando contro la classe politica di allora, storpiandone i nomi e ridicolizzandone le formule retoriche. Era un tipo sanguigno, ma era tutt’altro che uno sprovveduto. Aveva un penna brillante e una vena anticonformistica sul modello di Longanesi e Guareschi. Le sue pose da capopolo imbufalito erano azzeccatissime. Memorabile la scena del piccolo microfono che sobbalzava sul tavolo a ogni pugno sferrato dal teleoratore. Il programma ottenne una discreta popolarità. Ed era seguito anche dai personaggi investiti dalla furia longobardiana. Altri tempi, altri uomini. E, rispetto ai lividi grillini di oggi, c’è una differenza in più: Longobardi “ci faceva”, questi qui invece “ci sono”. E non è una differenza di poco conto.