I “compagni che sbagliano” non vanno difesi, la sinistra se ne faccia una ragione

18 Apr 2014 18:00 - di Francesco Signoretta

Non sono nemmeno compagni che sbagliano, sono compagni e basta, ragion per cui vanno difesi anche se aggrediscono o si rendono protagonisti delle peggiori violenze. Per la sinistra – in particolare per l’area che fa capo a Nichi Vendola – va messo al rogo chiunque si permette di puntare il dito contro i manifestanti. Dire basta al saccheggio delle città è una «minaccia», chiedere controlli è da «fascisti», difendere la polizia è da «amico degli sbirri». Neppure una piccola riflessione, o bianco o nero. Meglio rosso, se possibile. I compagni hanno ragione a prescindere, non importa se i centri sociali abbiano alzato il livello di scontro e si siano incrociati con gli immigrati provenienti dalle zone d’ombra della clandestinità. Fatto sta che qualsiasi città dove si organizza un corteo antagonista diventa possibile preda di teppisti e viene violentata, con gli scempi che toccano persino i centri storici, dove ci sono ricchezze culturali e archeologiche che andrebbero difese contro tutto e contro tutti. E in parallelo è cresciuto l’allarme No Tav. Ma c’è anche chi sbaglia per altri motivi, come il viceministro Bubbico, che ha accusato gli agenti di pubblica sicurezza di ogni nefandezza «dedicando – come ha detto Ignazio La Russa – solo un dolce scappellotto di tre righe ai violenti aggressori». Il paradosso è che una certa politica chiede misure di identificazione per gli agenti mentre magari i manifestanti non possono essere identificati. Le dimissioni di Bubbico sarebbero un primo segnale per imprimere la svolta e nella situazione attuale – con il fuoco che è riesploso e stenta ad essere domato – avrebbero un significato particolare. La protesta è legittima, la violenza no. E soprattutto si deve ritrovare il senso del rispetto. Perché il vero sacrificio quotidiano è di chi rischia la pelle per portare uno stipendio a casa e non di chi pretende di okkupare un’abitazione e non pagare né l’affitto né le bollette. I compagni – quelli che sbagliano e quelli che li proteggono – se ne facciano una ragione.

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