Capolista rosa, i maschietti del Pd non ci stanno. E il sindaco di Lampedusa si ritira

10 Apr 2014 11:51 - di Gloria Sabatini

I maschietti del Nazareno sono in subbuglio. Il colpo di teatro di Renzi con l’annuncio del quintetto rosa a guidare le liste delle europee nelle cinque circoscrizioni non è piaciuta ai notabili del Pd che da giorni lavoravano alacremente per il capolistato. Da Nord a Sud, da Sud a Nord tutti quelli che già pregustavano di accomodarsi sotto l’ombrello del numero uno sono spiazzati e molto arrabbiati. Anche perché sul tavolo delle segreterie regionali, coordinato dal paziente Lorenzo Guerrini, l’asso nella manica del premier, che ha rivoltato «come un pedalisno» le liste,  è piombato a cose fatte. «Ho proposto a Guerini degli elementi di novità  che lo hanno entusiasmato…», ha detto Renzi. Gli scontenti per ora mugugnano, ufficialmente si allineano e ognuno fa buon viso alle cinque pulzelle che sulla carta accontentano tutte le correnti. C’è la bersaniana doc Alessandra Moretti nel Nord-est, la renziana di ferro, Simona Bonafè, capolista nella circoscrizione Toscana-centro, come ha scherzato il segretario,  c’è la quota di Letta con Alessia Mosca nel Nord-ovest (che ha scalzato un pezzo da novanta come Cofferati),  c’è la franceschiniana, ex demitiana, Pina Picierno al Sud e l’indipendente dal curriculum specchiato Caterina Chinnici, figlia del magistrato Rocco ucciso dalla mafia. Alla fine, come da copione, la direzione di ieri ha approvato il pacchetto del capo ma la guerra è solo rimandata. I più rumorosi sono i siciliani come testimonia la diretta streming della direzione con lo scontro tra il governatore Crocetta e il segretario regionale Raciti sul nome della Chinnici. Furioso anche Renato Soru che avrebbe dovuto essere il capolista della circoscrizione Isole. Un brutto colpo anche per iI sindaco di Lampedusa e Linosa, Giusi Nicolini, che oggi annuncia la rinuncia a correre per Strasburgo dopo essersi vista scippare il capolistato nell’isola. «Domenica scorsa, dopo lunga riflessione e insistenti inviti, ho accettato di candidarmi come capolista con il Pd nella circoscrizione Sicilia-Sardegna alle prossime elezioni europee – spiega – ho ritenuto che fosse una scelta dal forte valore simbolico, un riconoscimento per Lampedusa e la mia comunità, ma ieri nella direzione nazionale del Pd che discuteva e approvava le liste sono prevalse altre logiche che privano di significato la mia candidatura». Anche la Puglia è sul piede di guerra e contesta la scelta rosa che ha messo all’angolo il sindaco di Bari Michele Emiliano. «Non condividendo i criteri adottati dalla direzione del Pd sulla formazione delle liste per le europee, il Pd pugliese ha chiesto, con un documento politico, al segretario regionale del partito, Michele Emiliano, che era dato come probabile capolista, di ritirare la propria disponibilità a candidarsi», si legge nel testo firmato dal senatore Giovanni Procacci,  coordinatore della segreteria pugliese. Anche nel Lazio crescono i malumori per la retrocessione al secondo posto dell’uscente David Sassoli, volto storico del Tg1. La scelta forte, come l’ha definita quella vecchia volpe di Massimo D’Alema, molto più che una chiara indicazione «di genere» che spiazza gli uomini  scalzati dal primo posto, è soprattutto una mossa astuta di conquista di altri pezzetti del partito finora rimasti ai margini della maggioranza renziana.

 

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