Sulle Province il governo traballa, poi si trova l’accordo. Ma il ministro Poletti annuncia: il 2014 sarà un anno di sofferenza

25 Mar 2014 20:06 - di Redazione

Il premier Matteo Renzi rilancia sulle province (se passa – è il suo tweet – 3000 politici smetteranno di ricevere un’indennità dagli italiani) confidando che domani passi in Senato la richiesta di procedura d’urgenza per il ddl costituzionale 1373 sull’abolizione delle province. Il provvedimento, primo firmatario Vito Crimi del M5S, abolisce tout court la parola “provincia” dal Costituzione. Sulla procedura d’urgenza, secondo fonti parlamentari, sarebbe già stato trovato un accordo tra maggioranza ed opposizione. Eppure il governo, come rileva Renato Brunetta, ha rischiato grosso: “Sulla pregiudiziale di costituzionalità al ddl province, che porta la potente firma del sottosegretario Delrio, ha ottenuto solo 115 voti sui 169 che figurativamente sarebbero a disposizione di Renzi. Se oggi Renzi – continua Brunetta – su una legge gradita a tutto il Pd, se l’è cavata solo con uno spavento che ne sarà quando dovrà affrontare temi controversi a sinistra, come il decreto lavoro, e ancor più quando si dovrà scegliere se abrogare il Senato e approvare la legge elettorale? Questo governo è fresco di slides ma puzza già di cimitero”.

E se Renzi sceglie il fronte delle riforme per i suoi annunci-spot, sul versante dell’economia le notizie non sono tanto buone: il ministro del Lavoro Giuliano Poletti annuncia infatti che il 2014 sarà ancora un anno molto critico per l’occupazione e conferma che i pensionati sono esclusi dai benefici fiscali previsti per i lavoratori dipendenti. Nel 2014 – avverte – il Paese vivrà ancora con una situazione di “grande sofferenza”: in “una sorta di terra di mezzo” tra “la coda della crisi ed i primi segnali di ripresa”, dice il ministro nel corso dell’audizione in commissione Lavoro della Camera sulle linee programmatiche del dicastero. Poi torna a difendere anche il dl con le nuove norme sui contratti a termine (tre anni senza causale e fino a otto proroghe) e l’apprendistato: “Non è vero che aumenta la precarietà”, anzi “creerà occupazione perché è meglio avere persone che hanno la proroga del contratto per tutti i 36 mesi”. E le imprese “non avranno più la scusa di trovarsi di fronte a norme pesanti e lunghe nelle procedure dal punto di vista burocratico”. Ma sul dl lavoro (su cui forti sono le critiche della Cgil) a tornare a chiedere modifiche è anche la minoranza del Pd: “Sono sbagliate le misure che compromettono una tendenza già bassa alla stabilizzazione. Credo che il decreto dovrà essere modificato in Parlamento”, dice Gianni Cuperlo.

Impossibile, secondo Poletti, includere anche i pensionati nei benefici fiscali, previsti per 10 milioni di lavoratori e che da maggio saranno in busta paga con gli 80 euro netti al mese (per 10 miliardi di euro nel complesso) “perché – spiega Poletti – data la quantità di risorse disponibili, se avessimo spalmato i benefici su una platea più larga avremmo finito per parlare di 10 euro, come in passato”. È “un’ingiustizia che siano stati esclusi, visto che anche loro consumano come i lavoratori”, replica il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone, chiedendo che Poletti “ci incontri per vedere come fare per estendere gli sgravi fiscali ai pensionati. Ci ascolti, fa bene a lui e a noi”.

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