Prostituzione, finalmente qualcosa si muove. Ma la sinistra frena
In Italia si parla di tutto: di matrimoni tra gay, di adozioni, di immigrati, di aborto e di pillole abortive. Ma c’è una grande paura a parlare di legalizzazione della prostituzione. La sinistra da anni segue il percorso del politicamente corretto e riduce la questione allo sfruttamento delle donne. Eppure da Milano a Roma fino a Canicattì i bordi delle strade in tutte le ore del giorno e della notte pullulano di lucciole che offrono i loro servizi a lunghe file di clienti. Per porre un freno in alcune città si stanno pensando quartieri a luce rosse. Ma sono tentativi che non sono mai andati a buon fine. Ora qualcosa si muove. Da due giorni al Senato è stato presentato un disegno di legge con l’obiettivo appunto di regolarizzare la prostituzione. La proposta prevede il patentino professionale, la partita Iva per pagare le tasse, i controlli psico-fisici e la possibilità di prostituirsi in appartamenti sulla base di un permesso comunale. «Basta con lo sconcio sulle strade. Il progetto di legge sulla regolamentazione della prostituzione prevede il pagamento delle tasse, la sicurezza del luogo del lavoro, la sorveglianza sanitaria», ha spiegato Alessandra Mussolini al quotidiano online IntelligoNews. Il nodo da superare resta la legge Merlin che nel 1958 portò alla chiusura delle case chiuse provocando tutte le derive a cui assistiamo oggi. Ed è su questa linea che si sta muovendo la Regione Lombardia. La commissione Affari Istituzionali del Consiglio regionale lombardo ha iniziato l’esame della proposta di referendum per la parziale abrogazione della legge Merlin, con lo scopo di regolamentare la prostituzione. Per il relatore, il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo, «la situazione attuale tra night club, finti centri benessere, prostituzione esercitata in casa e strade piene di donne sfruttate e schiavizzate dimostra ampiamente come la legge Merlin sia di fatto superata ed elusa». «Sia chiaro – ha aggiunto – noi condanniamo la prostituzione e non vogliamo un ritorno alle case chiuse, ma pretendiamo una regolamentazione dal punto di vista della sicurezza, della legalità e del profilo sanitario». Nettamente contrario il gruppo Ncd. A favore della proposta di referendum si sono comunque pronunciati Forza Italia, la Lista Maroni e Fratelli d’Italia. Mentre il Pd regionale si è opposto.