Primo schiaffo per la lista Tsipras: il leader greco scarica Camilleri e si tiene Casarini
Domani saranno svelati logo e lista dei candidati. Si capirà quindi se e come la lista L’altra Europa – Con Tsipras è riuscita a ricomporre le fratture della vigilia. Benché si presenti come nuova e alternativa, la formazione voluta da Barbara Spinelli, Paolo Florais d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Guido Viale e Andrea Camilleri è inciampata nella più classica delle insidie partitiche:
la definizione delle liste. L’altro giorno è circolato un documento firmato da Spinelli, Moni Ovadia, Adriano Prosperi e Camilleri in cui si diceva che «siamo felici di essere candidati di L’altra Europa con Tsipras, per sottolineare il nostro impegno pieno e convinto». In serata, però, è stato diffuso un comunicato in cui si spiegava che «la notizia della candidatura di Andrea Camilleri è destituita al momento di fondamento». Cos’è successo? Secondo i rumors, si sarebbe consumato uno scontro piuttosto duro sui nomi da mettere in lista e, in particolare, su quello di Luca Casarini, l’ex leader dei no-global, passato per una prova da consulente del governo Prodi, una da scrittore edito da Mondadori, una da partita Iva nel settore del marketing e della pubblicità e ora approdato alla politica istituzionale. Sempre secondo le ricostruzioni, Casarini sarebbe stato inviso a tre dei sei garanti – Camilleri, Flores d’Arcais e Gallino – ma sarebbe comunque rimasto in lista grazie a un diretto intervento di Alexis Tsipras, il leader della sinistra greca a cui la lista italiana si ispira. Come dire, ubi maior… Camilleri fa un passo indietro. Uno scenario del genere rimanda a un problema a monte ben più grave di quello dei nomi da mettere in lista: il problema della linea e della identità politiche che la lista vuole darsi. Nel documento di presentazione, firmato dai sei garanti, L’altra Europa viene descritta come «una lista della società civile, autonoma dai partiti, capace di dar vita, raccogliere, rilanciare le lotte civili e sociali, di opinione e di piazza, che nel corso del ventennio berlusconiano, e di compromessi di potere tutt’altro che estinti, hanno tenuto alta la bandiera dei principi di giustizia e libertà della nostra Costituzione repubblicana, indicandola come la ‘via maestra’ da realizzare, anziché una carta obsoleta da calpestare». Insomma, l’ennesima riedizione dell’esperienza che, partita dai girotondini, si è via via reinventata in tentativi come quello del popolo viola, del movimento per la Costituzione e, infine, della Rivoluzione civile di Antonio Ingroia, così sonoramente schiaffeggiata dalle urne alle passate elezioni. Il problema è che in questa lista sono confluite anche realtà come Sel, che ha espresso Casarini, o come i movimenti No Tav, ovvero realtà politiche che nulla hanno a che fare con quel tipo di impostazione che ha la pretesa di rappresentare la “società civile” e fa del giustizialismo il suo faro. All’interno de L’altra Europa sono confluiti dunque due diversi tipi di radicalismo che difficilmente possono riuscire a parlare la stessa lingua e fra i quali Tsipras sembra aver scelto, come dimostrano lo scivolone sulle candidatura e il suo esito.