Non c’è il veleno per il condannato a morte. In Oklahoma cambiano tipo di esecuzione

18 Mar 2014 18:26 - di Priscilla Del Ninno

Frecce spuntate all’arco del boia. Le aziende farmaceutiche europee bloccano le vendite dei medicinali utilizzati per eseguire la pena capitale per mezzo dell’iniezione letale, e nei penitenziari a stelle e strisce si decide di arrangiarsi alla meno peggio. I farmaci sono diventati irreperibili perchè i produttori approvati dalla Food and Drug Administration hanno bloccato la vendita agli istituti di detenzione, sapendo che sarebbero stati usati per le iniezioni letali? E le autorità a stelle e strisce, aggirano l’ostacolo pur di arrivare alla meta: e non è neppure la prima volta che in Oklaoma i condannati del braccio della morte vengono giustiziati con rimedi alternativi, come cocktail a base di sostanze narcotiche o ipnotiche, comunemente utilizzate per l’eutanasia degli animali. Anzi, quello che sulle prime era apparso come una soluzione d’eccezione, ultimamente sta diventando la regola nelle esecuzioni capitali: lo confermano i casi di Kenneth Hogan e Lee Wilson, giustiziati a gennaio con un’iniezione di pentobarbital, un anestetico usato in campo veterinario, non approvato a livello federale.

Due episodi che creano un precedente importante: e la storia rischia di ripetersi anche il prossimo giovedì, e sempre in Oklahoma, quando nella stanza del patibolo accederà Clayton Lockett: detenuto nel braccio della morte, condannato complessivamente a 2285 anni di carcere per reati che vanno dal furto al rapimento, passando per lo stupro, e finendo con l’uccisione di una giovane donna.

Nel suo caso, però, viste le polemiche seguite alle esecuzioni di gennaio scorso, le autorità potrebbero essere costrette a modificare il metodo della pena di morte, pur di non rinunciare a eseguire la condanna nel giorno previsto. Un cambio di programma dell’ultimo minuto, che ha costretto il dipartimento penitenziario a sforzi definiti dal ministero della Giustizia statale alla Oklahoma Criminal Court of Appeals «erculei». Oltre che vani. L’attuale protocollo delle iniezioni letali prevede l’uso di tre sostanze: il pentobabital che fa perdere la coscienza, il bromuro di vecuronio che blocca il respiro, e il cloruro di potassio che arresta il cuore. E in Oklahoma mancano i primi due farmaci: dunque Lockett, potrebbe essere fucilato o finire sulla sedia elettrica.

Per il detenuto l’appuntamento con il boia resta comunque in programma alle 18 di dopodomani: come sempre nel caso delle esecuzioni capitali, infatti, lo stato non retrocede di un passo. E a nulla sono valsi, dunque, gli sforzi compiuti dagli avvocati del condannato e di Charles Warner, un altro suo compagno nel braccio della morte, di diffondere e far emergere le informazioni sulla disponibilità delle sostanze letali, allo scopo ultimo di riuscire a fermare le esecuzioni. Semmai, come ha scritto l’ufficio dell’Attorney General alla Corte d’Appello, «l’assenza di farmaci potrebbe indurre le autorità statali a rivedere i protocolli di esecuzione per inserire sostanze disponibili sul mercato», aggiungendo che,«se dovesse accadere, il protocollo revisionato sarà immediatamente fornito alla difesa per le esecuzioni dei condannati».

Del resto, secondo il ministero della giustizia, l’Oklahoma è uno degli otto stati americani che autorizzano ancora la sedia elettrica fra i metodi di esecuzione, e uno dei due Paesi (con lo Utah) che permettono pure la fucilazione. Per arrivare a tanto, tuttavia, l’iniezione letale deve esser prima esclusa, ha indicato Jerry Massie, un portavoce del Dipartimento delle carceri.

 

 

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