L’ultima dei grillini: «Sarò breve e circonciso». Altro che Terza, questa è la Repubblica di Cetto Laqualunque

25 Mar 2014 20:58 - di Aldo Di Lello

Non si può certo dire che l’ingresso di grillini in Parlamento abbia giovato alla vita istituzionale. Però va onestamente riconosciuto che le gaffes, gli sfondoni, le castronerie dei parlamentari pentastellati hanno offerto finora autentici momenti di alta ilarità, come neanche le battute di Cetto Laqualunque saprebbero garantire. Con la differenza, non da poco, che Antonio Albanese è un professionista della risata, mentre invece i grillini sono comici allo stato sorgivo e naturale.  È così che, dopo Pino Chet e il nazisto di due senatrici, è toccato a un giovane deputato, Davide Tripiedi, di conquistare il suo momento di celebrità. Parlando sulla proposta di legge che vieta le dimissioni in bianco, a un certo punto dice: «Sarò breve e circonciso». Il vicepresidente Simone Baldelli lo corregge: «Conciso, quello è un’altra cosa…». Tripiedi tace per un attimo imbarazzato, mentre si sentono le risate anche degli altri deputati di M5S. Dopodichè Tripiedi fa un sorriso, bofonchia «Va bene, mi sono sbagliato …».

La storia repubblica è certo disseminata di corbellerie uscite dalla bocca dei politici, come quando, per esempio, Claudio Martelli disse: «Il sismografo segna tempesta». E leggendari sono rimasti alcuni infortuni  capitati ai  vecchi oratori: «Scusate ho il paté d’animo». Oppure questa surreale battuta di un consigliere comunale del dopoguerra: «Signor Sindaco, Signora Giunta». Ma erano davvero altri tempi, perché la cultura media dei politici del passato era comunque elevata. E quelle scemenze facevano impressione (entrando poi nella mitologia più ridanciana) proprio perché  erano fatti abnormi. Un vecchio cronista parlamentare come Guido Quaranta si divertì anni fa a raccogliere in volume i più gustosi sfondoni repubblicani.

Ma oggi la situazione è diversa. L’anormalità sta diventando la norma. Complice certo la crisi “epocale“ della politica; complice anche l’impoverimento della comunicazione politica,  divenuta sciatta , uniforme, ripetitiva. E anche un po’ nevrotica Non se ne può più ad esempio di sentir ripetere ossessivamente «stai sereno» dopo l’ormai celebre tweet di Renzi all’indirizzo di Letta. Nel caso dei grillini c’è però qualcosa di più. E non si tratta solo dello stile necessariamente naif di  una classe parlamentare improvvisata.  C’è l’adesione compiaciuta ai tic, al linguaggio e alle espressioni della gente comune. In tale prospettiva, lo sfondone, da causa  di imbarazzo, diventa motivo di consenso, adesione, empatia. La castroneria comincia , al dunque, a fare chic. E questo è  un ulteriore (ed eloquente) sintomo del declino della vita pubblica italiana. Le gaffes dei grillini ci faranno pure ridere. Ma certo non ci fanno stare allegri.

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