L’Agenda digitale? Che strano, Renzi non l’ha ancora messa in… agenda

19 Mar 2014 11:48 - di Redattore 92

L’Agenda digitale come Godot. L’attesa, che dura da almeno quattro governi, si arricchisce ogni volta di elementi paradossali che avrebbero fatto felice Samuel Beckett. L’arrivo di Matteo Renzi a Palazzo Chigi rappresenta la “svolta buona” per la tanto attesa modernizzazione sul fronte digitale? Neanche per sogno. Anzi, come denuncia Riccardo Luna, direttore della rivista Wired, quella del premier è stata una falsa (e brutta) partenza. «Dov’è finita – scrive Luna sul suo Blog to the future – la delega a Internet e innovazione nel governo Renzi? Inizia ad essere un mistero. La scelta del presidente del consiglio è stata chiara: non creare un ministro ad hoc per tenere il volante a è Palazzo Chigi. Ok, ma le competenze di seguire e coordinare il complesso di attività che prendono il nome di Agenda digitale a chi spettano? Non è una questione di poltrone né di potere ma di futuro». Ancora peggio aveva fatto il suo predecessore Enrico Letta che, il 13 giugno 2013, aveva annunciato in pompa magna la nomina del manager Francesco Caio come capo dell’attuazione della Agenda digitale. Un commissario plenipotenziario che, però, quasi un anno dopo, non ha mai ricevuto la ratifica ufficiale.

Come ha rivelato il sito Webnews, c’è infatti una «mancanza clamorosa». Da giugno dell’anno scorso a oggi il decreto di nomina di Caio non è mai stato pubblicato. «Nell’archivio della Gazzetta Ufficiale non c’è. Una svista? Purtroppo no: anche la pagina web del governo sulla struttura di missione, nella sezione Trasparenza (ironia della sorte) non riporta il decreto, che pure viene citato. Ogni ricerca ha portato agli stessi risultati: il decreto Caio non c’è. Come inesistente, una sorta di decreto fantasma. Una spiegazione possibile è che sia stato perso – a volte succede, a volte la Funzione Pubblica seppellisce i decreti ministeriali per mesi – e siccome Caio non è mai stato pagato per il suo incarico per la Corte dei conti non è certo un problema». Certo, la figuraccia rimane. E se per Renzi il problema è risolto, perché si trova senza un commissario da sostituire, la questione diventa ancora più urgente. Perché, come ricorda lo stesso Luna sul suo blog, «ci sono cose pratiche e importanti da affrontare subito come la Digital Assembly che dovrebbe tenersi in Italia, a Venezia, a luglio, ma sulla quale non c’è ancora alcun progetto. A Bruxelles iniziano ad essere nervosi visto che mancano poco più di cento giorni ad un evento di cui è nota solo la location». Qualcuno avverta Palazzo Chigi…

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