La stampa con Obama, la gente con Putin. A dispetto delle “anime belle”

27 Mar 2014 18:33 - di Girolamo Fragalà

Nonostante il bombardamento mediatico a favore di Obama, frizzi e lazzi, carnevalate e gossip, la visita nella Roma storica, la Coca cola e i Fori imperiali,  lo shopping della moglie in Cina e la criminalizzazione della Russia, il presidente americano stenta a convincere. Anzi, è in caduta libera, la sua immagine è appannata negli Stati Uniti e nel mondo, mentre quella del “rivale” Putin – a dispetto di quanto viene raccontato dalla stampa vicina alla sinistra – riesce a sfondare anche dove sembrava impossibile potesse riuscirci. A casa sua, in Russia, l’indice di popolarità di Putin viaggia verso il record storico: è “amato” dall’82,3 per cento dei cittadini. proprio grazie alla vicenda della Crimea. Il che basterebbe di per sé a dimostrare che c’è stata una falsa rappresentazione della realtà su quel che avviene a Mosca: a leggere le notizie riportare da molti quotidiani on line, sembrava ci fosse un’ondata di protesta difficile da contenere, tra femministe sul piede di guerra e studenti mobilitati contro il divieto di propaganda gay. In Italia si allarga a macchia d’olio il consenso per lo zar Vladimir e basta dare un’occhiata al web per rendersene conto. Sul piano politico, poi, personaggi di peso sono usciti allo scoperto per avvertire che puntare il dito contro Putin è un errore grossolano. E gli avvertimenti ci sono stati anche in Germania, uno schiaffo alla Merkel dato da voci autorevoli come quella di Helmut Schmidt ed Helmut Kohl, pezzi da novanta, grandi vecchi che è difficile contraddire. «Il comportamento di Putin è assolutamente comprensibile», ha detto Schmidt. E le sanzioni internazionali sono una «sciocchezza». Kohl ha detto che occorre più «sensibilità» nei confronti di Mosca. In Germania esiste un fronte antisanzioni, che ingloba anche il mondo economico, sceso in prima linea ad ammonire la politica da provvedimenti che metterebbero a rischio la “locomotiva”. E il capo della Siemens è andato da Putin, per ribadire che il gruppo tedesco «continuerà a investire in Russia, dove ha già investito 800 milioni di euro».

Persino negli Stati Uniti c’è chi sostiene la politica di Putini: è il famoso attore Steven Seagal che in un’intervista ha descritto come «molto ragionevole il desiderio di Putin di proteggere i russofoni di Crimea, i loro beni, e la base russa di Sebastopoli». Sostenitore da tempo del partito repubblicano, Seagal bolla la politica americana in Ucraina come ”idiota” e non esclude di seguire l’esempio del collega francese Gerard Depardieu chiedendo la cittadinanza russa: «È uno dei maggiori leader mondiali viventi, lo considero mio amico e vorrei considerarlo mio fratello». In Italia è il centrodestra a non piegarsi alle regole del politicamente corretto e quindi a non mettersi in ginocchio davanti a Obama. L’esclusione della Russia dal G8 è stata consideraya antistorica e controproducente un po’ da tutti, a partire da Berlusconi. E l’esistenza di tante voci critiche dovrebbero far riflettere. Perché qualcosa è cambiato.

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