La Russa mette i paletti all’allenza di centrodestra: insieme solo con progetti condivisi e mai da sudditi

9 Mar 2014 14:00 - di Redazione

E’ un La Russa dialogante ma allo stesso tempo categorico quello che interviene sul palco di Fiuggi rivolgendosi ai potenziali alleati del centrodestra: chiede un’officina per un confronto di idee, un laboratorio di progetti, chiede risposte sui tanti temi sollevati nella due-giorni di Fratelli d’Italia, chiede a Forza Italia e Ncd di esprimersi su euro, immigrazione,  sulle primarie, su tutto ciò che può creare un terreno per un’alleanza “in grado di essere ancora una volta alternativa alla sinistra, per poterla battere di nuovo”. Ma, precisa La Russa, “se insieme possiamo fare un’analisi del berlusconismo esaltando le luci e correggendo le ombre, nessuno pensi che ci possano essere sudditi e imperatori”. Applauso, uno dei tanti che la platea rivolge al cofondatore di FdI, che scommette sul progetto del nuovo partito di destra mettendo in gioco la sua stessa barba che, promette, “taglierò in diretta da Vespa se non dovessimo superare lo sbarramento delle Europee”. Ma non accadrà, aggiunge Ignazio, “e i capelli li taglieranno i sondaggisti che ora ci danno al 3%, anzi dovranno dimettersi”.

Il politico siciliano inizia l’intervento con un parallelo con la “vecchia Fiuggi”: “Siamo nello stesso posto di tanti anni fa ma con modi e tempi diversi, con l’occhio proiettato al futuro ma consci di quello che è stato il passato, perché non c’è futuro senza memoria del passato”, esordisce Ignazio La Russa, che parla dei “deserti” attraversati da lui, ma anche dai “padri”, “dopo una guerra perduta”. E cita subito la leader giovane, Giorgia Meloni, “di un partito che per la prima volta in Italia sceglie una donna senza quote rose e senza regali, ma perché se lo merita”, e scatta l’ovazione. Ma c’è anche un’intera classe dirigente giovane cui guarda La Russa, c’è una comunità dietro il progetto di Fratelli d’Italia, quella che arriva da lontano, dal dopoguerra, per riaffermare  la propria identità. “Già allora ci fu una risposta immediata contro il materialismo, il comunismo, poi arrivò la destra nazionale a rappresentare i nostri padri, il Msi, Alleanza nazionale, la legittimazione democratica, il rispetto che conquistammo grazie a Giorgio Almirante…”, dice La Russa, al cospetto di donna Assunta, in prima fila. Poi cita Pinuccio Tatarella, la sua idea di destra che coinvolge soggetti esterni, quella che poi va al governo del Paese, quella che finisce nel Pdl: “Sappiamo tutti come sono andate le cose, come si sono rovinate, l’epilogo. Ma la nostra accettazione della sconfitta non vuol dire rassegnazione, ma esprime la volontà di ripartire da zero, attraversare un altro deserto, come i nostri padri…”, prosegue La Russa, che ringrazia chi c’è stato dall’inzio con i “Fratelli”, anche senza alcuna garanzia di elezione. “Da Fiuggi – dice ancora La Russa – riparte una destra che vuole costruire un’allenza, ma che chiede agli alleati di esprimersi sulle nostre idee, di metterla insieme in progetti, non in chiacchiere sui giornali, in tradimenti di figli a padri e padri ai figli, non possiamo aspettare come Penelope che altri scuciano, vogliamo sapere cosa ne pensano delle nostre proposte, se sono disponibili a sostenere Crosetto in Piemonte, ma  li vediamo troppo impegnati a lavorare su una legge elettorale assurda e punitiva per noi…”. La Russa ha una parola anche per Francesco Cossiga, parlando dei marò, e si chiede cosa avrebbe fatto lui oggi da ministro: “Avrebbe proseguito sulla strada della brucorazia diplomatica, accettando i suprusi dell’India, o avrebbe avuto uno scatto di orgoglio, battendo i pugni sul tavolo, ritirando l’ambasciatore?”. Applausi e commozione,in platea, con La Russa che ringrazia i familiari dei due soldati italiani per le belle parole di sostegno ricevute in questi due giorni, visto che il tema del rientro dei nostri militari è stato al centro del dibattito di Fiuggi fin dall’inizio. C’è spazio anche per il ricordo dei morti della destra, per la mamma di Sergio Ramelli, per il sangue versato, per il dolore della comunità. Ma c’è spazio anche per la Kyenge: “Mertitava di fare il ministro, magari della sanità, visto che è un ottimo medico, invece l’hanno fatta ministro dell’Integrazione per la sua pelle, anche questo è razzismo”.

La relazione si chiude con un momento di autoironia, quando la Russa rivendica la foto “allargata” della famiglia Addams, quella con l’inserimento di Storace e Poli Bortone, cui lancia un appello alla convergenza. Poi chiude: “Almeno in quella foto è ci sono padri, figli, parenti, non genitore 1 e 2…”.

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