Cent’anni di Almirante, dalla Cisnal alla storia della destra. Il convegno di Roma
«Dobbiamo far conoscere bene la storia. E Almirante è anche la storia della Cisnal. Noi siamo orgogliosi del nostro senso di appartenenza: Almirante fu l’unico a darci una sponda quando gli altri ci mettevano all’angolo». Poche parole di Giovanni Centrella, segretario dell’Ugl, per commemorare, nell’anno del centenario della nascita, il leader storico della destra italiana che fu sempre vicino al mondo del lavoro e in particolare al sindacato. Ma non è un ricordo fine a se stesso perché come è emerso dal parterre: la politica di Almirante ancora oggi è viva e attualissima. L’Ugl lo commemora con un convegno, intitolato “Giorgio Almirante e la Cisnal”, al quale hanno portato la loro testimonianza storici, sindacalisti, professori universitari, politici e uomini che hanno lavorato braccio a braccio con lo storico leader della destra: Roberto Chiarini, Gaetano Rasi, Romano Misserville, Massimo Magliaro e Giovanni Centrella. Manca Donna Assunta, ma c’è la figlia Giuliana De Medici. La data scelta non è casuale: proprio oggi, nell’anno del centenario della nascita di Almirante, nel 1950 a Napoli nasceva l’organizzazione che poi negli anni sarebbe divenuta l’Ugl. La sala Capranichetta a Roma è stracolma prima ancora che i lavori inizino. Poi cominciano a scorrere le immagini e le foto d’archivio che mostrano Almirante alle manifestazioni della Cisnal. Viene proiettato lo stralcio di un discorso pronunciato da Almirante del 1984 in occasione di una manifestazione unitaria tra Msi e Cisnal. La sala si ammutolisce. Poi gli applausi.
«È una commemorazione voluta dalla segreteria generale – spiega Geremia Mancini – Almirante ci fu sempre vicino. Ricordo che ad essere della Cisnal negli anni Settanta era pericolosissimo. Il primo atto di vero terrorismo fu compiuto nel 1973 nei confronti di Bruno Labate, all’epoca segretario provinciale della Cisnal di Torino. Poi ce lo restituirono con un cartello attaccato al collo. In quegli anni abbiamo avuto un sostegno e una identità di vedute con il Msi e con Giorgio Almirante. Non ci siamo chiusi nel ghetto in tempi durissimi, figuriamoci oggi».
Giuliana De Medici va subito all’attacco: «Ieri Walter Veltroni in tv ha pubblicizzato il suo film su Enrico Berlinguer. La mia non è una nota d’invidia anche perché due anni fa abbiamo presentato in una bellissima manifestazione il film fatto da Massimo Magliaro su Almirante. Anche noi abbiamo invitato il presidente della Repubblica che però ha declinato l’invito. Questo filmato ora andrà nelle scuole. Purtroppo ancora oggi ci sono politici di serie A e di serie B. Anche se è ampiamente dimostrato che Almirante non fu un politico di serie B. Berlinguer e Almirante dialogavano tra di loro. E quindi ora anche noi dobbiamo far conoscere ai nostri ragazzi la figura di Almirante. Solo così poi potranno esprime un giudizio obiettivo».
Il rapporto che lega Almirante alla Cisnal è illustrato dal professore Rasi che si concentra ai soli primi decenni di vita della Cisnal (anni ’50-’60). «Con la sua nascita si realizzava una organizzazione che affiancava il Msi nel campo della tutela dei lavoratori, così come avveniva per gli altri partiti». Dopo aver ricordato il primo congresso che elesse segretario generale Giuseppe Landi e presidente Gianni Roberti, il professore sottolinea il parallelismo di idee e di azioni tra la Cisnal e Msi. Poi ricorda la definizione che diede Almirante di corporativismo nel corso di una tribuna politica Rai il 25 maggio del 1970: «Il corporativismo è il superamento del settoriale, la visione corporativa è una visione che, se appunto corporativa, abbraccia gli interessi in guisa organica». Quanto alla ideologia Rasi fa notare che «purtroppo nella seconda metà degli anni 70 una parte della classe dirigente missina e cisnalina abbandonò la politica dell’alternativa per quella dell’inserimento, priva di quella strategia originaria che era volta ad una fase costituente sostitutiva del regime partitocratico».
E su questa strada si inserisce l’analisi di Chiarini, che spiega: «A bocce ferme si può dire che la missione è stata compiuta, ma solo a metà. La guida di Almirante , senza dubbi il vero leader della destra italiana della Prima Repubblica che con esso si è identificato fino a diventarne la sua stessa icona, è riuscito a guidare il suo popolo nel travagliato passaggio del Mar Rosso fino a farlo approdare (quasi) incolume alla terra promessa. Diversamente, però da Mosè invece di poter celebrare la missione compiuta con l’annegamento politico dei suoi oppressori, doveva subire il lutto della sua dispersione e della sua diaspora».
Magliaro dal canto suo ripercorre le varie tappe vissute a fianco di Almirante. Chiarisce subito che nei primi anni non ci fu ghetto e isolamento per il Msi ma questo avvenne dopo la nascita dell’arco costituzionale: «Abbiamo governato città e regioni. Il ghetto è arrivato dopo», dice più volte. «Il pensiero e l’opera di Almirante – spiega – sono attuali. Lui ha sempre predicato l’unità del partito. Non ha svenduto nulla della sua idealità. Quando girai il documentario su di lui, intervistai diversi intellettuali e giornalisti italiani e mi recai anche in francia per sentire Jean Marie Le Pen tra le lacrime lo definì un “grande marinaio che ci ha fatto scoprire territori nuovi”. Non è stato un traghettatore perché aveva la capacità di di vedere oltre. Lo sbandamento della destra nasce dal fatto che si è persa la bussola. Almirante era l’anima sociale della destra italiana».
Poi ci sono le premiazioni. Per scelta di Centrella, nell’occasione nasce il riconoscimento “24 Marzo 1950” che andrà, di anno in anno, a quegli uomini che con la loro azione umana ed ideale seppero difendere la nostra organizzazione e la comunità ad essa legata. Quest’anno sono ricordati, tra gli altri, i primi tre segretari generali della Cisnal: Gianni Roberti, Giuseppe Landi ed Ivo Laghi nonché Bartolo Gallitto e Teodoro Buontempo. E poi Ugo Calenzani, Vito Chiantera e Donatella Gila segretaria storica di Almirante. Infine l’ultimo ricordo è affidato a Misserville: «Il Msi fu un miracolo, il nostro era un partito vilipeso, offeso, che ha avuto come vittime ragazzi di 15 anni. Adesso ci riconoscono che siamo stati portatori di idee nuove. Il prezzo del regime lo abbiamo pagato tutti noi. Almiramte parlava con un linguaggio di cui tutti erano assetati».