Strappo, resto col Pd o mi imbosco tra i grillini? Pippo Pippo ancora non lo sa…

27 Feb 2014 11:01 - di Gloria Sabatini

AAA coraggio cercasi dentro il Pd asfaltato da Renzi con una baldanza che spiazza. «Se Civati avesse più coraggio saremmo già con lui», è il pensiero che circola tra i transfughi grillini dopo l’espulsione di quattro senatori decisa ieri dal capo (e sottoposta al voto della rete come impone il rito pentastellato). Non è un mistero che l’ala dei Cinquestelle più insofferente alla «violenza di stampo dittatoriale» di Grillo guardi da tempo all’area civatiana per la formazione di un nuovo gruppo parlamentare alla sinistra del Pd sempre più “franceschinizzato”. «Il disagio che da due settimane stiamo registrando all’interno del partito si somma a quello che accade nel gruppo dei M5S», scrive Civati sul suoi blog confermando che il cantiere del nuovo centrosintra è in piena attività e potrebbe coinvolgere anche i senatori di Sel in cerca di nuove frontiere.

Ma neppure Pippo brilla per coerenza e tempismo, il voto di fiducia di martedì ha freddato i tanti pronti al trasloco nella sterminata prateria antirenziana in cerca di nuovi territori da esplorare. «Ho sognato De Niro, trattenuto da due scagnozzi, urlare a Civati e Fassina “siete solo chiacchiere e distintivo!» è uno dei tanti commenti ironici che corrono sul web. Eloquente il tweet di Claudio Velardi nel giorno della fiducia «Civati non ama Renzi. Ma lo vota. È dentro. Un po’ è fuori. Valuta. Fatica. Capite come è messo, lo Tsipras della Brianza?». Che fine ha fatto la verve antirenziana dell’intervento applauditissimo alla direzione democratica che ha dato il benservito a Letta? Anche il deputato monzese ha ceduto alla normalizzazione? Civati si fa sentire ma procede a zig zag tra un tweet e un incontro con i compagni sul territorio, prende tempo lanciando segnali con il contagocce alla vigilia della direzione nazionale, la prima con Renzi nella doppia veste di segretario e premier. Il più eclatante è la bozza di simbolo del Nuovo centrosinistra che ricalca provocatoriamente quello del partito di Alfano con i ritocchi cromatici necessari: un cerchio al posto del quadrato, il rosso al posto del blu.  Il simbolo non è di quelli che scaldano i cuori, «ma è una provocazione», dice Civati a spiazzare i cronisti mentre Corradino Mineo è più chiaro sulle prossime mosse verso la galassia grillina in subbuglio: «Se questi senatori hanno bisogno di un aiuto a formare un gruppo autonomo noi siamo assolutamente disposti a farlo». Tutto ancora da verificare, visto che all’indomani della sua espulsione il senatore Lorenzo Battista, «oggetto di accuse spregevoli e denigratorie» da parte del cerchio magico di Grillo, esclude di voler formare un gruppo con la minoranza del Pd: «Con Civati non ho mai parlato, fatemelo conoscere almeno».

Anche Gianni Cuperlo, l’ex sfidante numero uno alle primarie, gioca la sua partita a scacchi da buon dalemiano. Prima assicura che non ci sono rischi di scissioni alle porte, poi  tallona Renzi dicendo di temere – sono le sue parole – «che il partito si riduca ad essere un comitato elettorale del premier, con il rischio che in caso di insuccesso di Renzi, il Pd possa pagare un alto prezzo». Provocazione o no,  l’apolide Civati è candidato a catalizzare i malumori dell’area movimentista che «tiene alla sinistra e all’Ulivo». L’operazione, noblesse oblige, «rafforzerebbe il governo e non lo indebolirebbe», perché il futuro gruppo parlamentare, se si farò, arruolerebbe i senatori già cacciati o in uscita da M5s, più i sette parlamentari di Sel e i sei «civatiani» del Pd. Insomma, Matteo deve stare sereno. Sarà un gruppo parlamentare autonomo o una Rete con «iniziativa politica? Il giallo rimane anche perché molto dipenderà dagli interessi dei nuovi compagni di strada, è difficile, per esempio, che Sel rinunci alla presidenza del Gruppo Misto del Senato con Loredana de Petris.

 

 

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