Marò, Pinotti alza la voce: «Non devono essere processati in India». New Delhi respinge la legge antiterrorismo

27 Feb 2014 13:04 - di Gabriele Alberti

Arriva la conferma tanto attesa. Il ministro dell’Interno indiano Sushil Kumar Shinde ha ufficializzato che la Legge anti-pirateria (Sua Act) «non si applica ai marò perché non sono militanti» terroristi, come riferisce l’agenzia indiana Ani. In una conferenza stampa in Kerala

alla domanda del perché il governo non fosse andato avanti con l’uso del Sua Act vero Latorre e Girone, il ministro ha risposto che tale legge «è usualmente utilizzata per i terroristi e se leggete i rapporti, ed anche le opinioni dei giuristi e degli alti funzionari, il caso dei Fucilieri di Marina italiani non attrae l’uso del Sua Act». Resta il punto interrogativo, comunque, di quale strumenti utilizzare per il loro processo. Dopo la comunicazione da parte del governo alla Corte Suprema della rinuncia all’utilizzazione della legge antiterrorismo, la difesa dei marò ha chiesto quindi l’esclusione anche della polizia investigativa Nia che opera solo in base alle leggi speciali. La richiesta ha però trovato l’opposizione della Procura generale indiana. A questo punto i giudici hanno chiesto alle parti di presentare le loro ragioni scritte entro due settimane ed ha aggiornato l’udienza ad una data non precisata successiva.

Guai, dunque, ad abbassare la guardia proprio adesso. È questo il momento di sondare con quanta immediatezza il governo Renzi sia in grado di passare dalla parole ai fatti, segnando una discontinuità dall’inerzia registrata con gli esecitivi Monti e Letta. I segnali in tal senso ci sono. Da rilevare la posizione molto metta del neo ministro della Difesa: «I due marò non devono essere processati in India: questa è la linea dell’Italia», ha detto Roberta Pinotti intervendo in aula del Senato sul dl missioni internazionali. Il ministro si è poi impegnata su quella che appare l’insidia maggiore: il rischio di un indebolimento del supporto internazionale, dopo che l’India ha deciso di non ricorrere alla legge anti-terrorismo che prevede la pena di morte. Ribatte il ministro: «Dobbiamo mantenere alta l’attenzione sul caso dei marò. La vicenda – dice – ha un profilo internazionale. «Ieri alla riunione ministeriale Difesa Nato a Bruxelles abbiamo avuto la solidarietà del segretario Rasmussen sulla vicenda dei due marò. Questa attenzione internazionale va mantenuta. È fondamentale perché non è solo un problema dell’Italia, non è un problema bilaterale, ma riguarda tutti i paesi impegnati in missioni». Ha poi aggiunto che «l’Italia deve proseguire il suo impegno nella missione internazionale anti-pirateria perché la comunità internazionale ci sta dando sostegno. Lo stop alla partecipazione sarebbe percepito come una minaccia ai nostri alleati e non all’India».

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