La Consulta cancella la “Fini-Giovanardi”. Si torna alla distinzione tra droghe leggere e pesanti

12 Feb 2014 14:54 - di Redazione

Un passo indietro: torna la distinzione tra droghe leggere e pesanti. La Corte Costituzionale cancella con un pericoloso colpo di spugna la legge Fini-Giovanardi che mette sullo steso piano tutte le sostanze stupefacenti. Per gli ermellini nella norma di conversione furono inseriti emendamenti estranei all’oggetto e alle finalità del decreto. Con la decisione rivive, dunque, la legge Iervolino-Vassalli come modificata da referendum del ’93, che prevede pene più basse per le cosiddette droghe leggere (che poi leggere non sono). La questione di legittimità della legge è stata sollevata dalla Cassazione per violazione dell’articolo 77 della Costituzione, perché nel 2006 nella legge di conversione del decreto, furono inseriti molti emendamenti che, secondo la Suprema Corte, erano estranei all’oggetto e alla finalità del testo di partenza. A contestare la norma è stato Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex ministro della Giustizia. Flick, che concluse il suo mandato di giudice cinque anni fa e per la prima volta è tornato in Consulta nelle vesti di avvocato, è stato incaricato di rappresentare le istanze di illegittimità della Fini-Giovanardi. Al suo fianco l’avvocato Michela Porcile, che per conto di un suo assistito, V.M., condannato in primo e secondo grado per il trasporto di 3,8 chili di hashish, ha proposto ricorso in Cassazione. E da qui gli atti sono stati rimessi ai giudici costituzionali. Una decisione che ha subito provocato un’alzata di scudi. Primo fra tutti Giovanardi che intervistato da News Intelligo ha chiarito: «Nelle tabelle, a livello di Onu, la cannabis è insieme alla cocaina e all’eroina. Poi il legislatore è libero certo di normare come crede, ma il legislatore. Faccio fatica a capire cosa c’entri la Corte Costituzionale». Duro Maurizio Gasparri: «La decisione della Corte Costituzionale avrà delle ricadute sociali devastanti. Si smantella di colpo un impianto normativo che ha prodotto ottimi risultati soprattutto in termini di prevenzione, che fu il frutto di un ampio dibattito e che recepì tutte le indicazioni provenienti dagli operatori del settore, dalle comunità di recupero, dalla società civile. Si tratta di una scelta sbagliata, che rischia di incrementare lo spaccio e il consumo di sostanze stupefacenti laddove rivive una legge che prevede pene più basse per le droghe leggere. Uno schiaffo inferto a chi in questi anni ha lavorato con dedizione per il recupero di tanti tossicodipendenti, ai ragazzi che hanno con tenacia capito che la droga porta dipendenza e quindi la morte, e hanno invece scelto la vita». Oggi, ha concluso il vicepresidente del Senato, «si è scritta una pagina buia della storia giuridica del nostro Paese. Spiace che tanta superficialità diventi il tratto saliente di un organo che doveva essere di garanzia e invece diventa strumento di demolizione della società italiana. La Corte Costituzionale è sempre di più un grave problema di questo Paese».

 

 

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