In un libro l’apologia dei calciatori di sinistra. Ma i “cuori neri” sono di più (e pure più bravi…)

26 Feb 2014 11:43 - di Antonella Ambrosioni

Di calcio si può parlare sotto svariati aspetti. Il giornalista spagnolo Quique Peinado, ha scelto di farlo attraverso un “atlante mitologico” che immortala i giocatori col “pugno chiuso” che in varie parti del mondo si sono segnalati per appartenenza e prese di posizioni ascrivibili al mondo di sinistra. Il volume si intitola appunto Calciatori di sinistra- Da Sòcrates a Lucarelli, quando la politica scende in campo (Isbn editore). La storia di questi “miti” parte da Agustín Gómez Pagola, inviato in Unione Sovietica a 15 anni durante la Guerra civile per sfuggire al franchismo e diventato spia del Kgb, al ben più famoso Sócrates, colonna della nazionale brasiliana degli anni ottanta. C’è Carlos Humberto Caszely, bomber cileno che rifiutò di stringere la mano a Pinochet e volti a noi più vicini come Vicente Del Bosque, David Villa, Lilian Thuram e Vikash Dhorasoo. Tra gli italiani troviamo Cristiano Lucarelli, Damiano Tommasi, Riccardo Zampagna, Paolo Sollier. Esporsi a sinistra ha dato buoni frutti, trasformando in “icone” alcune calciatori anche fuori il rettangolo di gioco. Ci sono anche molti calciatori e allenatatori di destra, ma averlo dichiarato o aver espresso giudizi storici politicamente scorretti non ha dato la stessa aura di santità, anzi, li ha spesso relegati al ruolo di  “figli di un Dio minore” o quantomeno guardati con sospetto, sufficienza, ironia, nella migliore delle ipotesi, in altre insultati, multati e additati alla pubblica riprovazione. Prima di altri viene in mente il caso di Paolo Di Canio, la cui esuberanza nel dichiarare i suoi gusti politici fu giudicata con una severità che non trovò lo stesso metro di giudizio in altre piazze sportive “rosse”.

Ricordiamo l’outing di Christian Abbiati nel 2008, il portiere del Milan che pronunciò parole rimbalzate in tutta Europa:«Del fascismo condivido ideali come la patria, i valori della religione cattolica e la capacità di assicurare l’ordine». Ricordiamo la canottiera del portiere della nazionale, Gianluigi Buffon, con la scritta “Boia chi molla”. Nel 2006, durante le feste al Circo Massimo per la vittoria del mondiale, si schierò – mani larghe su una balaustra – davanti allo striscione “Fieri di essere italiani”, e i suoi tifosi, gli Arditi della Juventus, durante una partita gli hanno ritmato “Camerata Buffon”. Due indizi somigliano a una prova: non è di sinistra. Fabio Cannavaro  a Madrid sventolò un tricolore con un fascio littorio al centro: «Non sono un nostalgico, ma non sono di sinistra», disse. Insieme al fratello Paolo si impegnarono poi nelle ultime Comunali di Napoli non per l’“arancione” De Magistris, ma per il sindaco candidato del centrodestra, Lettieri.

Procedendo a braccio, ricordiamo il caso che travolse l’allora romanista Alberto Aquilani, reo di collezionare busti del duce. «Regali di uno zio», dovette giustificarsi per bloccare le polemiche. Non gli furono però perdonate altre opinioni personali molto chiare sugli immigrati in Italia: «Sono solo un problema», disse. Ricordiamo tra i calciatori di destra un altro grande portiere, Stefano Tacconi, che anni fa è stato coordinatore per la Lombardia del Nuovo Msi-Destra nazionale. Anche un altro ex nazionale come Marco Materazzi non ha mai mai fato mistero delle sue simpatie destra. Tra gli “eroi” dei Mondiali di Spagna ’82 troviamo il grande “spillo” Altobelli, candidato nel Pdl a Brescia. Dal campo alla panchina, troviamo tra gli allenatori col cuore nero Eugenio Fascetti, e più recentemente un Zaccheroni che si congratulò pubblicamente per la vittoria elettorale di Berlusconi. Fino al più grande allenatore italiano Fabio Capello, dichiaratamente un berlusconiano doc che, intervistato dal settimanale più antiberlusconiano d’Italia, l’Espresso, dichiarò che avrebbe votato di nuovo, come sempre, il Cav. Tornando indietro, troviamo la sincerità spavalda del grande Giorgio Chinaglia che rivelò che avrebbe votato il Movimento Sociale Italiano, nella fattispecie Giorgio Almirante. Questa affermazione fece sì che in una partita della Lazio a Firenze, il pubblico locale lo fischiò ed insultò gridandogli “fascista”. Figli di un Dio minore, appunto.

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