Ha ragione Caldoro, bisogna sciogliere le Regioni che si sono rivelate un fallimento

25 Feb 2014 16:21 - di Oreste Martino

“Sciogliamo le Regioni”. Con un tweet di tre parole inviato a Matteo Renzi il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro ha lanciato la sfida al neo-premier nel giorno del suo giuramento al Quirinale. Se questo dev’essere il governo delle riforme e del cambiamento forse è giunta l’ora di affrontare la questione delle questioni, cioè il fallimento del regionalismo sin dalla sua nascita, aggravato di recente da una dissennata riforma del titolo V della Costituzione che lo stesso Renzi dice di voler cambiare. Dalla costituzione degli anni Settanta le Regioni si sono via via strutturate come veri e propri carrozzoni, centri di spreco, corruzione e clientela che hanno toccato il fondo in particolare nella gestione della sanità, nel governo di quelle Asl che secondo la Corte dei conti sono uno dei “bubboni” economici dell’Italia.

La proposta forte di Caldoro colpisce anche per due altre ragioni, perché viene da un uomo della “vecchia” politica che scavalca in capacità rivoluzionaria il “nuovo” rappresentato da Renzi e perché viene da chi governa la maggiore regione del Sud, pronto a spogliarsi della gestione con cui nel Meridione si sono sempre prodotti molti consensi elettorali.

Stando all’idea elaborata dal governatore campano le regioni dovrebbero essere completamente cancellate e al loro posto dovrebbero essere costituite cinque macro-aree senza compiti di gestione e senza bilanci, con compiti puramente di programmazione. Le aree sarebbero le stesse che utilizza il sistema Eurostat per valutare l’Italia, cioè Nord Ovest (Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta), Nord Est ( Emilia Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia), Centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria), Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia) e Isole (Sardegna e Sicilia).

Con una riforma del genere si risparmierebbero, solo per cominciare, quasi duecento milioni di euro all’anno di costi della politica, verrebbero meno 400 contenziosi pendenti dinanzi alla Corte Costituzionale tra Stato e regioni e si darebbe una svolta positiva per combattere i mail che il regionalismo ha portato in alcuni settori, primi tra tutti la sanità e il turismo.

Se Renzi vuol davvero rivoltare l’Italia come un calzino farebbe bene a prendere in considerazione la proposta di Caldoro, utile a risistemare istituzionalmente l’Italia. Per farlo, però, deve dimostrare di essere libero dagli interessi clientelari del suo partito, che ha un ruolo centrale nella gestione partitica delle clientele regionali e che non vuole rinunciare ai tanti remunerati posti di potere e a tenere le mani sulla sanità.

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