Sanremo, i Papaboys contro il cantante blasfemo Rufus travestito da Cristo in croce
Per farsi un po’ di pubblicità il cantante americano Rufus Wainwright arriverà a Sanremo travestito da Cristo in croce con la sua canzone “Messiah gay”, il cui testo mescola battesimo e sperma, attesa del messia gay e porno anni Settanta. Tanto basta per suscitare lo sdegno e le proteste di credenti e non soprattutto contro la Rai, che consentirà tutto ciò. Da qui la manifestazione organizzata da varie organizzazioni cattoliche e laiche davanti alla sede di viale Mazzini 14 «per protestare contro la presenza a Sanremo di Rufus, un cantante blasfemo invitato dalla Rai». I Papaboys chiedono «l’intervento o le dimissioni dei vertici Rai, in primis la presidente Tarantola (che si dichiara cattolica, ma permette che si trasmetta dalla tv pubblica blasfemia) e del direttore Gubitosi», si legge sul loro sito, dove vengono riportati i commenti giunti sul profilo Facebook della Redazione Papaboys e nella pagina dell’Associazione Nazionale Papaboys. «Ricordiamo – si legge – che la protesta non parte solo da un presupposto di offesa al sentimento religioso. Si tratta di violare le leggi dello Stato. Il repertorio dell’artista entra nel reato di offese ad una confessione religiosa mediante il vilipendio, previsto e punito dall’articolo 403 del Codice penale. Inoltre, l’articolo 25, primo comma, del Regolamento del Festival, afferma: gli artisti durante le loro esibizioni non potranno assumere atteggiamenti e movenze o usare abbigliamenti e acconciature in contrasto con i principi del buon costume ovvero in violazione di norme di legge o di diritti anche di terzi». L’intervento come ospite di Rufus sembra studiato a tavolino per essere una provocazione. Rufus Wainwright, insieme al compagno Jorn Weisbrodt, con cui è unito da nozze gay avvenute nel 2012 a New York, ha annunciato la nascita della figlia Viva Katherine grazie all’utero in affitto di Lorca Cohen, la figlia di Leonard Cohen.