Zingaretti querela il “Messaggero”. Per lui, su monnezzopoli, non vale il “non poteva non sapere”

18 Gen 2014 21:08 - di Redazione

Dice che querela, perché «anche oggi impropriamente» Il Messaggero lo tira «nuovamente in ballo sull’inchiesta sui rifiuti». Non solo, si riserva di «valutare» anche la querela nei confronti di Fabio Altissimi, l’imprenditore vittima del sistema Cerroni. La sua colpa è quella di essere il grande testimone dell’indagine e, in questa veste, di aver spiegato agli inquirenti di essere stato «perseguitato» dalla Regione dopo che aveva detto no alla “cricca della monnezza”. Ma Nicola Zingaretti, «assolutamente estraneo da qualunque addebito», querela perché non vuole vedere il suo nome nemmeno accostato allo scandalo rifiuti di Roma e del Lazio. Accostato, visto che l’articolo del Messaggero di oggi non dice mai qualcosa tipo “Zingaretti ha fatto” o “Zingaretti ha detto”, si limita a riportare dati di cronaca ovvero che lo scandalo è esploso durante la sua presidenza e che gli atti fanno riferimento a funzionari e azioni amministrative della “sua” Regione. Non c’è né più né meno di questo negli articoli del quotidiano romano, del quale la nota del governatore che annuncia la querela sottolinea che è «dell’editore Francesco Gaetano Caltagirone». Una frase che per i più smaliziati è assai meno neutra di come sembra e che, magari mettendoci un po’ di malignità, suona più o meno così: “Ecco chi mi accusa, il palazzinaro, quello che chissà quali interessi cela dietro questo articoli”. Perché – è chiaro – nessuno che sia in buona fede può mai pensare, figurarsi scrivere, che una amministrazione guidata dal centrosinistra possa essere coinvolta in un malaffare. Semmai, sono sempre scivoloni in buona fede, su cui fare un’ammenda rapida quanto il passaggio delle notizie sui grandi media. Monte dei Paschi docet. Tra l’altro, è evidente che per i vertici della sinistra istituzionale non vale il “non poteva non sapere” su cui grandi accuse, grandi condanne e grandissime sanzioni sono state costruite. Secondo un verbale depositato agli atti dell’inchiesta e riportato dal Messaggero, infatti, uno dei più stretti collaboratori del governatore del Lazio, Cesare San Mauro, parlando con Cerroni che cercava rassicurazioni su una concessione, avrebbe detto che «io ne sto parlando con tutti, ti dico solamente che oggi ho viso a mezzogiorno Zingaretti, tanto per dirti uno qualsiasi». Ma è chiaro, come sono chiare tutte le altre prove a discapito, che tutto ciò avveniva a insaputa di Zingaretti, data la nota superiorità morale del centrosinistra. Superiorità che porta, per esempio, il presidente della Regione a disconoscere il fatto che Altissimi sia vittima, per trasformarlo in “carnefice” (dell’innocente amministrazione messa alla berlina). Tocca a Francesco Storace ricordare la circostanza, sottolineando che «mica è normale che Zingaretti minacci querele anche all’imprenditore vittima del sistema Cerroni, Fabio Altissimi». «Il governatore – ha aggiunto il leader de La Destra – continua a sbagliare mira. Caso mai, proprio quelli come Altissimi possono servire a evitare che si passi da un monopolio all’altro nei rifiuti. Lo chiami a colloquio, si faccia spiegare le distorsioni del sistema, e magari ne esce qualcosa di buono per i cittadini. Se non lo fa lui, sarà il caso di invitare il titolare di Rida ambiente ad un’audizione in commissione».

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