«Pinelli assassinato. Infami»: gli anarchici contro la Rai per la fiction su Calabresi

10 Gen 2014 11:56 - di Redattore 89

A farne le spese è stata la sede di Rai Abruzzo, a Pescara. Al culmine delle polemiche sulla fiction Gli anni spezzati – Il commissario, che racconta la storia di Luigi Calabresi, il centro di viale De Amicis è stato oggetto di un atto vandalico: stanotte sul muro dell’ingresso principale è comparsa la scritta «Pinelli assassinato. Infami», firmata con la A cerchiata degli anarchici. Sull’episodio indaga la polizia, ma non è difficile metterlo in relazione con le due puntate andate in onda il 7 e l’8 gennaio su Rai 1. Uno dei capi d’accusa mossi alla produzione, infatti, è il non aver mostrato il momento in cui l’anarchico Giuseppe Pinelli sarebbe stato gettato dalla finestra dalla polizia. Per questo la fiction è stata accusata di revisionismo e la Rai di non aver svolto il suo lavoro di servizio pubblico. Il problema, però, è che proprio perché prodotto del servizio pubblico e forse proprio nel tentativo non sposare alcuna tesi, se non quella dell’umanità dei protagonisti, Il commissario non fa che attenersi all’unica certezza in campo: Pinelli volò giù da una finestra, mentre si trovava da giorni nella custodia della polizia, sottoposto a un interrogatorio durissimo legato alla strage di piazza Fontana. Possiamo essere più o meno convinti di un’ipotesi, ma non sapremo mai con certezza se fu omicidio o incidente. Questo, comunque, non cambia la sostanza, ovvero che quella morte non sarebbe dovuta avvenire, come non sarebbe dovuta avvenire quella di Calabresi, giudicato, condannato e giustiziato da Lotta continua come assassino di Pinelli.

Non a caso, gli autori della fiction hanno descritto due personaggi simili, dotati entrambi di sensibilità, vivacità intellettuale, spirito di solidarietà, generosità. La fiction, che pure era dedicata a Calabresi, non si è sottratta al racconto dell’uomo Pinelli, rendendogli a suo modo omaggio. Fra i vari motivi possibili per demolirla, dunque, questo non appare fra i più gravi. E c’è chi lo ammette, per lamentare un’altra omissione. Anche in questo caso, però, si riscontra un atteggiamento pretestuoso. È soprattutto Repubblica, con un’intera pagina dedicata al film, a dare voce alla tesi sostenuta dallo storico Guido Crainz secondo cui «il fermo protratto di Pinelli» è fra «gli aspetti curati senza omissioni», mentre «il punto è questo: scompaiono i fascisti, le ragioni da cui nasce la strage di piazza Fontana». Peccato, però, che i fascisti non c’entrino con la morte di Calabresi e, quindi, con quel pezzo di storia che la fiction voleva raccontare.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *