Nuova grana per Renzi: le mani della camorra sugli appalti degli Uffizi

15 Gen 2014 16:53 - di Redazione

Mentre Matteo Renzi è intento ad annunciare la sua rivoluzione culturale, in queste ore arriva una notizia che non dovrebbe far dormire sonni tranquilli al sindaco di Firenze. «La camorra è presente anche in Toscana. Solo che qui non fa saltare le macchine». A dirlo il sostituto procuratore della Dda di Firenze Tommaso Coletta, illustrando l’operazione della Guardia di finanza che ha portato all’arresto di sei persone per associazione a delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzo di fatture false, con l’aggravante di aver favorito il clan dei Casalesi. Le società della Camorra hanno eseguito, infatti, lavori di ristrutturazione in subappalto alche al polo museale degli Uffizi per un importo di diversi centinaia di migliaia di euro. Le due ditte, dal 2007 al 2012 secondo quanto accertato grazie alla collaborazione di società “cartiere”, cioè produttrici di fatture false, hanno evaso imposte per 3,1 milioni di euro. Grazie ai vantaggi economici ottenuti dall’evasione le due ditte con sede a San Giovanni Valdarno potevano presentarsi sul mercato con prezzi più bassi rispetto alle altre società garantendosi l’aggiudicazione di subappalti nell’ambito di lavori pubblici dove i committenti erano all’oscuro di avere a che fare con ditte legate alla Camorra. I lavori, secondo quanto appreso, venivano sempre peraltro eseguiti rispettando gli standard qualitativi richiesti. Le aziende avrebbero partecipato, attraverso società aperte “ad hoc'” e poi chiuse al termine dei lavori, anche alla ristrutturazione della villa del cantante Sting, in Chianti, e a quella dell’edificio dell’ex cinema Gambrinus a Firenze, in vista dell’apertura dell’Hard Rock Cafe. In tutti i casi, i clienti erano all’oscuro delle irregolarità commesse dalle aziende. Tra gli arrestati, un imprenditore edile originario della provincia di Caserta, da anni trasferitosi nel Valdarno, gravato da precedenti specifici per associazione a delinquere di stampo mafioso. Tra i beni sequestrati, per un valore di 11,3 milioni di euro, 30 immobili nelle province di Arezzo e Caserta, 14 terreni in provincia di Arezzo, 17 veicoli, 27 rapporti bancari e postali, oltre a quote di quattro società con sede in Toscana e Campania.

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