Nichi al tramonto, Sel una “polveriera” in crisi verso un congresso di cui non parla nessuno
Essere o non essere, questo è il dilemma che inaugura il 2014 di Sinistra Ecologia e Libertà, reduce da un’annata disastrosa, che ha visto il partito della sinistra radicale scendere nei sondaggi ad un risicato 3%, risucchiato nella brutta pagina che ha coinvolto il leader Vendola nelle imbarazzanti intercettazioni a proposito dell’Ilva di Taranto, lacerato dalle scorie dei congressi regionali di dicembre, terminati tra sospetti sul tesseramento gonfiato e divergenze di rotta sul rapporto col Pd dell’era renziana. Un viatico pesante alla vigilia del congresso di fine gennaio. “Sussurri e grida” anche sulla tattica da mettere in campo per le elezioni Europee. Sel che conta gli ex di Rifondazione comunista, gli ambientalisti, sino alle ali più radicali e “movimentiste” non trova una sintesi credibile neanche su come rapportarsi ai socialisti europei, se appoggiare o meno l’elezione di Martin Schulz (Spd) in chiave anti-Merkel, se fare alleanze col Pd. Su questa crisi di identità, di incisività politica e di strategie emerse nei “congressini” Vendola dovrà fare i conti al congresso del 24-26 dicembre a Riccione, un’assise quasi a fari spenti, per “iniziati”, «semiclandestino», come analizza Il Fatto Quotidiano, a giudicare dal poco risalto che trova nelle analisi politiche. Nessuno parla del congresso di Sel e dall’interno non sono poche le preoccupazioni per questa marginalità cui sembra confinato il partito. A chi glielo fa notare Vendola, intervistato dal Manifesto, sostiene di non avere a cuore la ribalta mediatica. Ma poi non può negare l’evidenza e ammette che «il 2013 è stato un anno duro per Sel perché è fallita l’ipotesi di rimettere in pista una sinistra di governo». Su tutto si agita lo spettro del 4%, lo sbarramento ineludibile per poter approdare a Bruxelles. Un traguardo che realisticamente non sembra a portata di mano anche se Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera, ex Rifondazione, è ottimista. Poi c’è chi, come Paolo Cento, da buon ex Verdi, ritiene che Sel possa passare il guado solo «con una svolta ecologista. Se qualcuo pensa a un partitino satellite del Pd, sbaglia di grosso». E conclude rivendicando lo spirito di Sel: «È una miscela di culture diverse». Sempre che la miscela non sia pronta ad esplodere…