Nel 1984 la Thatcher era pronta a far intervenire l’esercito contro i minatori: ma gli scioperanti si arresero

3 Gen 2014 19:43 - di Giovanni Trotta

Era tutto pronto a Londra nel 1984 per un risolutivo e drammatico intervento dell’esercito durante il duro braccio di ferro tra l’allora primo ministro conservatore Margaret Thatcher – premier inglese dal 1979 al 1990 –  e i minatori in sciopero, in quello che si ricorda come un momento cruciale nella storia recente del Regno Unito. Al contrario di quanto ufficialmente dichiarato dal governo infatti, la Thatcher aveva contemplato la possibilità di dichiarare lo stato di emergenza, ordinando ai militari di fare irruzione nelle miniere e prelevare il carbone necessario per il Paese sull’orlo della crisi energetica. Risulta dai documenti ufficiali rimasti riservati per trent’anni e adesso resi pubblici. Dagli archivi emerge inoltre come in quell’anno in più di un’occasione il governo e la Lady di Ferro ebbero il reale timore di dover soccombere davanti alla determinazione dei minatori, anche se la Thatcher negò sempre questa possibilità. La prima volta accadde a luglio, quando alla protesta si aggiunsero i lavoratori portuali: «Il tempo non è dalla nostra parte», disse forse in un momento di sconforto l’allora ministro del Lavoro Norman Tebbit in una nota riservatissima diretta alla Thatcher. Risale poi ad ottobre una lista delle «opzioni da scenario peggiore», opzioni peraltro sempre ipotizzate in qualsiasi crisi, che comprendeva “interventi-limite”, redatta dopo che era ormai chiara l’intenzione dei minatori di non cedere di un millimetro minacciando di fatto la “chiusura totale” del Paese. Come si ricorderà, la crisi esplose durante il secondo mandato della Thatcher, ma ha origini più profonde: conformemente a quanto promesso in campagna elettorale e anche alle sue convinzioni, era necessaria in Gran Bretagna una revisione e un ridimensionamento del potere dei sindacati, e la Lady di Ferro di mise al lavoro proprio su questo, anche convinta da quanto accadeva in altri Paesi d’Europa, Italia compresa, dove un sindacato poteva affossare un governo con scioperi più politici che di categoria. In realtà i conservatori chiedevano solo che lo sciopero non potesse essere proclamato se non approvato dalla maggioranza dei lavoratori interessati in votazione a scrutinio segreto. Ma i minatori, anche per bloccare la chiusura di alcune miniere, proclamarono lo sciopero a oltranza. Vi furono scontri durissimi con la polizia, con decine e decine di feriti da una parte e dall’altra. La situazione si aggravò quando insieme ai minatori scesero in sciopero i portuali, con manifestazioni altrettanto violente. Ma Londra non cedette, anzi, inaspettatamente, vennero in aiuto della Thatcher i potenti Trade Union dei camionisti, minacciati dallo sciopero dei lavoratori del mare, che di fatto li convinsero a terminare l’agitazione. Dopo qualche mese, anche i minatori si arresero. Un’altra mano ai tories gliela dette certamente l’accordo con la Francia per la costruzione del tunnel sotto la Manica, che vide l’impiego di moltissimi minatori rimasti disoccupati con la chiusura delle miniere.

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