Marò, Angelilli scrive a Barroso: basta tentennamenti. E spunta l’ipotesi di disertare l’Indian day

18 Gen 2014 12:35 - di Romana Fabiani

«Non bastano le blande rassicurazioni giunte stamani dal portavoce dell’Alto Rappresentante Catherine Ashton, sul caso dei nostri marò. La Commissione Ue deve assumere una posizione di fermezza. Per questo motivo abbiamo inviato una lettera al Presidente José Manuel Barroso, e a Ashton affinché si attivino per far sì che giunga tutto il sostegno possibile all’Italia in questa incresciosa e inaccettabile vicenda». Lo rendono noto i vicepresidenti dell’Europarlamento Roberta Angelilli e Gianni Pittella che chiedono un intervento netto e concreto da parte dell’Europa perché non si tratta solo di una vicenda bilaterale tra due Stati, «sono in gioco il ruolo della diplomazia europea, i principi consuetudinari del diritto internazionale ma soprattutto il rispetto dei diritti umani fondamentali». Intanto Barroso, in un colloquio con Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue, ha assicurato che Bruxelles farà tutto il possibile per arrivare a una soluzione positiva della vicenda («Siamo tutti contro la pena di morte») mentre un applauso bipartisan della plenaria di Strasburgo ha salutato l’appello al presidente del Parlamento europeo lanciato da Sergio Silvestris  perché «attivi la diplomazia». L’accelerazione negativa si è registrata con l’ipotesi da parte del governo indiano di prendere in considerazione la condanna a morte per i due fucilieri della marina italiana. «La Commissione europea e l’Alto Rappresentante devono fare tutto ciò che è in loro potere per sostenere il governo italiano in questa complicata disputa internazionale e verificare passo dopo passo la legittimità delle azioni e delle procedure che l’India ha intrapreso, con l’obiettivo primario di far rispettare i legittimi diritti dei due marò, scongiurare l’ipotesi di condanna a morte e avvalersi di ogni strumento giuridico, politico e diplomatico per consentire a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone di poter essere giudicati da un tribunale italiano», concludono Angelilli e Pittella. Intanto in segno di protesta per il “sequestro” dei due marò si fa strada l’ipotesi di disertare le celebrazioni della Festa nazionale dell’India il 26 gennaio. L’idea è del presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, che rivolge un appello a Enrico Letta: «Mi spiace per il popolo indiano, amico del nostro Paese, ma proprio attraverso queste assenze simboliche, nella ricorrenza del 65esimo Republic Day federale, si deve levare chiara e netta dal nostro Paese l’indignazione dei cittadini che da due anni attendono di conoscere fatti e circostanze che riguardano i due connazionali». Introna fa riferimento anche alle recenti dichiarazioni del ministro della Difesa, Mario Mauro, sottolineando che «il problema non è solo riportarli a casa, ma riportarli a casa con onore. Anche solo parlare di pena di morte è aberrante per uno Stato moderno – continua – Introna – com’è inaccettabile che i nostri marò possano essere accusati di atti di pirateria e terrorismo».

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