L’ultima sfida di al Qaeda: reclutare giovani occidentali “traditori”
È l’ultima sfida di al Qaeda: reclutare giovani americani ed europei che vanno in Siria a combattere il regime di Assad per trasformarli in potenziali e pericolosi terroristi una volta rientrati in patria, capaci di portare a termine clamorosi attentati. A lanciare l’allarme è il New York Times, che cita fonti dell’intelligence statunitense. Ma lo stesso numero uno dell’Fbi, James Comey, non nasconde l’esistenza di grandi preoccupazioni all’interno dell’amministrazione Usa, ammettendo che il controllo degli americani tornati dal Paese mediorientale o interessati a raggiungerlo è ormai da tempo una delle priorità assolute dell’antiterrorismo di tutti i Paesi occidentali. Insomma, il rischio che cittadini americani ed europei (quasi tutti di religione musulmana) avventuratisi in Siria per partecipare alla guerra civile a fianco di ribelli vengano “agganciati” dai gruppi del fondamentalismo islamico è reale. Come il timore di un loro ritorno a casa dopo essere stati indottrinati per mesi dai gruppi jihadisti e aver ricevuto un addestramento intensivo di tipo paramilitare nei campi di al Qaeda. Per questo l’Fbi terrebbe già sotto controllo, 24 ore su 24, tutti gli americani rientrati dopo un periodo in Siria. Con i servizi che hanno captato segnali allarmanti attraverso numerose intercettazioni telefoniche e un’intensa attività di spionaggio sul web, soprattutto per quel che riguarda i messaggi postati sui social media. Secondo i dati a disposizione delle autorità americane, sono almeno 70 i cittadini statunitensi votati alla causa dei ribelli siriani, e che si sono recati in Siria o hanno tentato di farlo dall’inizio della guerra civile, in corso oramai da tre anni. E la maggior parte di loro è ancora nel Paese mediorientale. Gli europei in Siria, invece, sono molti di più: circa 1.200. In tanti sono già tornati nel proprio Paese. Altri – secondo fonti dell’antiterrorismo dell’Unione europea – continuerebbero a fare avanti e indietro. Gli 007 assicurano come la campagna di reclutamento avviata dai gruppi legati ad al Qaeda in Siria stia ancora muovendo i primi passi. Ma la pianificazione di attacchi al di fuori dei confini della Siria ricorrendo ai combattenti di origine occidentale potrebbe già essere in atto. Del resto il numero uno dell’Fbi ha ribadito quello che i vertici dei servizi Usa vanno ripetendo da tempo: nonostante il ricorso di potenti mezzi di sorveglianza e i numerosi attacchi coi droni condotti in Pakistan e Yemen, la minaccia di al Qaida in Africa e in Medio Oriente si sta diffondendo come una metastasi.