Le ultime dal Datagate: Londra e Washington spiano gli utenti con le App degli smartphone

27 Gen 2014 21:12 - di Redazione

Attenti agli Angry Birds. Anche i bellicosi uccellini, che nel popolare videogioco per telefonini si scagliano sui maialini verdi, potrebbero essere a loro insaputa degli agenti segreti al servizio dell’intelligence Usa e di quella di Sua Maestà britannica: secondo le ultime rivelazioni che emergono dalle carte del Datagate, gli esperti della Nsa e i loro colleghi del Gchq hanno sviluppato le capacità necessarie per estrarre da app di questo tipo una gran quantità di informazioni sui loro “utilizzatori”. Già nel 2007 la Nsa e i servizi britannici erano al lavoro per stabilire come ottenere e conservare dati grazie a decine di app per smartphone, scrive il New York Times citando documenti forniti dalla talpa Edward Snowden, che sono stati ottenuti anche dal Guardian e da ProPubblica. E da allora, Nsa e Gchq si sono scambiati informazioni su come ottenere informazioni sui luoghi o sulle agende contenute nel telefonino quando il suo proprietario usa Google Maps, o sui contatti e sulle agende contenute nei telefoni quando qualcuno invia un post alle versioni per telefonini di Facebook, Flickr, LinkedIn, Twitter e simili. L’attenzione degli intercettatori per i telefonini è stata portata alla luce anche in documenti già diffusi nell’ambito del Datagate, ma queste nuove rivelazioni, scrive il Nyt, mostrano in particolare le loro aspettative riguardo agli smartphone e alle relative app, che vanno dai codici di identificazione del telefono stesso alla sua posizione geografica in un dato momento. Un’attenzione che ha trovato sbocco in un programma chiamato “the mobile surge”, secondo quanto si legge in un documento britannico del 2011. Ma già in un documento del 2008 era scritto che le ricerche avevano un successo tale che «effettivamente vuol dire che chiunque usi Google Maps su uno smartphone lavora a sostegno di un sistema del Gchq».

Nei giorni scorsi il presidente Barack Obama ha annunciato nuove restrizioni, per proteggere la privacy degli americani dalla sorveglianza elettronica di massa. Non ha però fatto riferimento all’enorme quantità di informazioni che la Nsa raccoglie tramite app di questo tipo e altre funzioni contenute negli smartphone, nota il Nyt. Dai documenti non emerge con chiarezza se e quanto tali app siano state utilizzate per la raccolta dati. Le informazioni però potrebbero essere molteplici, scrive dal canto suo il Guardian, notando che l’utente in alcune app inserisce volontariamente informazioni riguardo al suo Paese d’origine, l’attuale residenza, età, stato civile, gruppo etnico, orientamenti sessuali, livello di educazione, figli e altro. Informazioni che vanno oltre il concetto di metadati. E di certo, per l’intelligence si tratta di una miniera

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