Le femministe inglesi sdoganano il ferro da stiro. Parola del “Daily Telegraph”
Contrordine compagne: stirare le camice del marito ora si può. O almeno, non è più un tabù per le femministe britanniche. La battaglia tra i sessi segna una tregua armata, o semplicemente anche le più integerrime militanti si sono arrese al fascino della moglie pacifista? In realtà, né l’una né l’altra: semplicemente quello che ieri bellicosamente veniva interpretato come un segno di sottomissione, oggi è stato sdoganato come un atto di cortesia che può essere ricambiata e migliorare dunque la relazione di coppia. Arretra di qualche posizione, insomma, l’integralismo sociologico delle sostenitrici accanite delle pari opportunità tra sessi, e l’ortodossia si stempera nella pratica quotidiana, facendo arretrare dalla prima linea anche le più indomite femministe a una domanda provocatoriamente posta dal Daily Telegraph, testata britannica che alla “spinosa” questione ha dedicato un dibattito e un sondaggio, ospitando l’intervento di Angela Jackson, autrice femminista pronta al coming out. E infatti, deposte le armi, la Jackson confessa ai lettori inglesi di avere di recente ceduto alla «tentazione»: ebbene sì, un giorno si è messa a stirare le camice del marito. E ci ha pure provato gusto. «Non lo avrei mai fatto a vent’anni», ha detto Angela, che però ha realizzato che col suo gesto ha reso molto felice il suo partner. «Sono senza dubbio una femminista al 100% – ha aggiunto temendo di perdere terreno sul fronte delle rivendicazioni femminili –comunque non mi sento di doverlo dimostrare a me stessa».
Dunque, l’ultima conquista sociale sembra essere proprio questa: potersi riconciliare con il ferro da stiro e non sentire di tradire il codice deontologico del movimento. Poter stirare senza temere di essere bandita dalla comunità di femministe. E un sondaggio condotto online dal Daily Telegraph sembra dare ragione alla Jackson. Alla domanda «ti aspetti che il tuo partner ti stiri i vestiti», infatti, oltre il 51% degli intervistati ha risposto sì: riabilitando il lavoro di cura, a lungo – troppo a lungo – demonizzato e bollato come “discriminatorio”. E allora, posso stirare e dirmi femminista, si chiedono e si rispondono al tempo stesso la Jackson e le sue seguaci? Yes, I care. E dunque, I can.