La “pazza” storia di Sandalo, lo spietato killer rosso morto a 56 anni. Tre omicidi, tre anni di galera…
La folgore divina è stata meno generosa della giustizia terrena che gli aveva “condonato” ben 110 reati, tra cui tre omicidi, lasciandolo nelle patrie galere per soli due anni e sei mesi. Magra consolazione per Roberto Sandalo, morto ieri nel carcere di Parma (dove era finito per reati minori legati ad attività anti-islamiche) per cause naturali a soli 56 anni, dopo una vita nella quale “Roby il pazzo”, feroce killer di Prima Linea – diventato poi uno dei più loquaci pentiti del terrorismo rosso – aveva sperimentato un po’ tutti i generi di reato e di militanza ideologica. Dalla violenza studentesca degli anni giovanili a Torino, culminati nell’espulsione da Lotta Continua, alle rapine in clandestinità, agli omicidi in banda, fino alla conversione leghista, quando Sandalo aveva provato ad entrare nella Guardia nazionale padana (per poi essere denunciato e cacciato da Mario Borghezio), fino al tramonto della sua carriera criminale con la militanza nel terrorismo anti-Islam.
Un personaggio dai mille, inquietanti aspetti, questo terrorista torinese, spietato esecutore ma anche gola profondissima e collaboratore di Stato, nonché irriducibile combattente di cause più o meno giuste, comunque mai pentito del sangue versato: come conferma l’episodio dell’11 settembre 2007 quando fu riconosciuto dal cantante anarchico Giuseppe Fallisi (l’autore della Ballata del Pinelli) mentre scandiva slogan contro l’Islam a una manifestazione milanese per la strage del 2001: «Molta gente anche di sinistra è convinta, come me, che non sia accettabile che ogni quattro giorni si apra una moschea in Italia», disse. E a Fallisi si rivolse sprezzante: «A te non rispondo, perché non hai mai sparato un colpo».
Sposato con un avvocato vicino a Forza Italia, Antonia Parisotto (a sua volta leader di un’organizzazione che si ispirava all’anti-islamismo di Magdi Allam e Oriana Fallaci), Sandalo aveva scoperto in tarda età il credo leghista, dopo un passato culminato in tre omicidi, quello del vigile Bartolomeo Mana, del barista Carmine Civitate e del dirigente Fiat Carlo Ghiglieno, commessi tra il giugno e il settembre 1979.
Bartoloneo Mana fu ucciso in servizio, disarmato, a Druento, vicino Torino, nell’agenzia della Cassa di Risparmio, aggredito con un collega da un commando che stava rapinando la banca: venne spinto all’interno, dove cadde picchiando il capo. Mentre semistordito cercava di rialzarsi, Mana venne ucciso con un colpo a bruciapelo alla testa. Carlo Ghiglieno, dirigente Fiat di Torino, il 21 settembre del 1979 uscì di casa alle 8.30 con la moglie. Un commando di 4 uomini lo raggiunse e gli sparò alla testa e alla schiena: 7 colpi esplosi con una 38 special. L’ingegner Ghiglieno lasciò la moglie Maria Matilde Mazza e i due figli. Particolarmente raccapricciante è la storia del delitto del barista Carmine Civitate, calabrese emigrato a Torino, “colpevole” di essere il gestore del bar dell’Angelo di Civitate, dove il 28 febbraio del 1979, in un conflitto a fuoco con gli agenti di polizia, due componenti di Prima Linea (che stavano preparando un agguato a un consigliere circoscrizionale comunista) erano rimasti uccisi. Quattro mesi mesi dopo scattò la vendetta di Prima Linea e di Sandalo: il barista, ritenuto a torto l’informatore degli agenti, fu ucciso il 28 luglio da un commando di 4 persone su una Renault che si fermò davanti al bar-trattoria di Civitate, in Via Veronese, poco dopo le 18. Scesero due giovani ed entrarono nel locale come normali avventori: Carmine Civitate rientrava da una consegna e subito fu avvicinato da uno dei due, che esplose tre colpi. Il barista fu colpito alla fronte e al petto e cadde senza un lamento, sotto gli occhi della moglie, rimasta vedova e con due figli piccolissimi.
Il 19 novembre 1982, a due anni e sei mesi dall’arresto, Sandalo era già un uomo libero, con una nuova identità, Roberto Maria Severini, dopo essersi “cantato” l’intera organizzazione a cui aveva giurato fedeltà, Prima Linea, seconda solo alle Br per numero di persone colpite: 39, di cui 16 uccise, su 101 attentati rivendicati.