Il pallino nelle mani di Renzi. O meglio, del Cavaliere
Silvio Berlusconi ancora una volta è riuscito a prendere in mano il pallino della legislatura, nonostante la condanna definitiva, la decadenza dal Parlamento, l’interdizione giudiziaria in arrivo e la scissione di Angelino Alfano e compagni. A permettergli di ritornare protagonista questa volta è stato il suo avversario politico, quel Matteo Renzi divenuto segretario del Pd e da sempre accusato di avere tratti berlusconiani. Il sindaco di Firenze vuole andare presto al voto per non farsi logorare dai litigi interni al partito, per conquistare Palazzo Chigi e liberarsi di Enrico Letta. Silvio Berlusconi vuole anch’esso urne immediate per ricercare l’ennesimo bagno elettorale prima di essere messo a tacere per via giudiziaria e per sterilizzare il Nuovo Centrodestra, che se dovesse aver tempo potrebbe prendersi i suoi elettori. Ecco che è scattata la tenaglia dei due per avere elezioni politiche assieme alle europee del 25 maggio o, in subordine, la legge elettorale sul modello spagnolo che li incoronerebbe nell’ambito del bipolarismo e farebbe fuori con un tratto di penna i nemici interni.
Le tre proposte elettorali di Renzi si sono ridotte in appena sette giorni a due e presto potrebbero ridursi ancora. Si è preso atto che il doppio turno di coalizione, il cosiddetto “sindaco d”Italia”, è quasi impossibile da applicare se prima non si abolisce il Senato (per farlo servirebbero i voti della maggioranza di senatori pronti alla castrazione e tempi molto lunghi, non meno di un anno e mezzo). Restano quindi in pista il Mattarellum e il sistema spagnolo. Il primo è di facile applicazione perché è già stato usato in Italia, ma sarebbe comunque un deja vu. Il sistema maggioritario nei collegi, inoltre, non è mai piaciuto a Berlusconi perché, numeri alla mano, vedevano il centrodestra perdere molti consensi rispetto ai voti che otteneva nel proporzionale. Ecco che in pole position spunta il cosiddetto spagnolo, con cui l’alleanza Berlusconi-Renzi farebbe fuori tutti.
Vediamo di che si tratta. Si divide l’Italia in 118 circoscrizioni e in ognuna si eleggono quattro o cinque deputati, con una soglia di sbarramento del 5%. Se dovesse passare questa proposta, sulla quale c’è un’intesa di massima tra il Sindaco e il Cavaliere, si andrebbe verso un bipartitismo dettato dal sistema elettorale, riuscendo laddove sono politicamente falliti sia il Pd sia il Pdl. Con una legge così i seggi andrebbero più o meno in parti uguali a Pd, Pdl e Grillo, lasciando qualcosa al Nord alla Lega perché è una forza fortemente radicata in un territorio circoscritto. Lo sbarramento legale è al 5%, ma quello sostanziale almeno al 10% e questo impedirebbe a chiunque altro di entrare in Parlamento.
Con questo sistema Renzi porterebbe Sel e i minori a bordo di una lista unitaria, una specie di nuovo “Ulivo”, coprendosi a sinistra ed evitando ogni competitor nell’area alternativa a Berlusconi. Il Cavaliere, invece, sterilizzerebbe sia il Nuovo Centrodestra sia Fratelli d’Italia, costringendoli all’annessione in una sua lista allargata. E così in un sol colpo tornerebbe centrale e padrone del centrodestra, anche perché tutti sarebbero costretti ad allearsi con lui sia per superare gli sbarramenti impliciti ed espliciti sia per concorrere all’aggiudicazione del premio di maggioranza che è stato determinato in 92 seggi.
Il sistema spagnolo più che all’Italia – che sarebbe comunque a rischio in quanto a governabilità – serve ai due neo-alleati per rimettere insieme i cocci di due partiti che dovevamo realizzare il bipartitismo e che non essendoci riusciti politicamente vogliono farlo con una leggina ad hoc che sarebbe una nuova “legge truffa” contro cui fare barricate politiche.