Il decreto Imu-Bankitalia passa con la “ghigliottina” e alla Camera scoppia la bagarre
Alla fine, per la prima volta nella storia parlamentare, un decreto legge è passato col metodo della “ghigliottina”. Lo ha deciso la presidente della Camera, Laura Boldrini, a causa del boicottaggio dei deputati grillini. E così il dl Imu-Bankitalia è stato approvato con 236 sì (209 i no). Subito è scoppiata la bagarre nell’Aula di Montecitorio. A votazione aperta i deputati M5S si sono gettati sul banco del governo occupandoli e hanno cominciato a fischiare con fischietti. Alcuni erano imbavagliati. Dai banchi del Pd hanno reagito urlando ai grillini “Fascisti, fascisti”. Quelli di Fratelli d’Italia hanno lanciato monete di cioccolata ed anche un fascicolo degli emendamenti che però non ha colpito nessuno, mentre il deputato Fabio Rampelli è riuscito a non farsi mai togliere dalle mani la bandiera tricolore avvolgendola al collo a mo’ di sciarpa. I deputati di Sel hanno cominciato a cantare a squarciagola “Bella Ciao”, mentre i Cinque Stelle hanno risposto intonando l’Inno di Mameli. Poi la minaccia di questi ultimi: «È escluso che torneremo in Aula a discutere pacificamente. Immaginate quale sarà la qualità dei lavori dell’Aula quando discuteremo della legge elettorale, ha annunciato il vicecapogruppo Giuseppe Brescia. Insomma il caos è stato totale (con le tribune stampa chiuse) e per poco non c’è stata una vera e propria rissa. I commessi hanno faticato non poco nel cercare di riportare l’ordine.
Nel pomeriggio la seduta alla Camera era stata sospesa per la convocazione della Conferenza dei capigruppo, chiamata a fare il punto sul proseguimento dell’esame, come comunicato dalla presidente Laura Boldrini. Il testo sarebbe scaduto alla mezzanotte e il taglio degli interventi (la “ghigliottina”), mettendo subito in votazione il decreto, sarebbe stato l’unico modo per centrare l’obiettivo. Risultavano infatti 173 deputati iscritti a parlare in dichiarazione di voto finale. In particolare sono stati i Cinquestelle ad adottare la tecnica dell’ostruzionismo. Si opponevano alla parte del decreto che riguarda le nuove norme sulle partecipazioni in Bankitalia, considerandole “un regalo” a banche e assicurazioni. Ma se il testo non fosse stato approvato, sarebbe saltata anche la norma sull’abolizione della seconda rata dell’Imu. Ergo, a pagare sarebbero stati gli italiani. Questa, almeno, è stata la linea adottata dal governo per far approvare il decreto così com’era. Una soluzione è stata proposta da Fratelli d’Italia, a sua volta fermamente contrario alla “svendita” di Bankitalia: bastava un intervento del governo, a questo punto però davvero tempestivo. «Il governo può rimediare con un decreto sostitutivo da emanare in 45 secondi», ha spiegato Massimo Corsaro, per il quale, alla luce di questa possibile soluzione, il pagamento della seconda rata dell’Imu «è un falso problema». «Non vogliamo essere complici di un governo servo degli gnomi della finanza, della massoneria, che vuole svendere Banca d’Italia e regalare le riserve auree», ha aggiunto il deputato di FdI, mentre è stato Ignazio La Russa a ricordare il precedente del Salva-Roma, quando «non molti mesi fa» si applicò una soluzione simile a quella proposta ora dal suo gruppo per questo decreto. «La stampa nazionale sta cercando di veicolare il messaggio che questo decreto riguardi l’Imu quando in realtà su 7 articoli solo 1 interessa la tassa sulla casa», ha aggiunto il presidente di FdI, chiedendo di riflettere sul conflitto di interessi che riguarda il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. «Come mai votiamo un decreto che è stato redatto e firmato da una persona, seppur rispettabilissima, ma che fino a pochi mesi fa era direttore generale della Banca d’Italia e ora è ministro dell’Economia? Non ci sarà qualche piccolo conflitto di interesse in questa situazione? Sarebbe bene – ha esortato La Russa – che qualcuno ci pensasse». Fratelli d’Italia ha comunque preparato un piano B: chiedere a Napolitano di non firmare. La richiesta è già stata anticipata da Giorgia Meloni, che ha affidato a Twitter un intervento durissimo.