Hollande, 2 ore e 40 sul ring. E spunta l’amante fra i membri della giuria di Villa Medici

14 Gen 2014 19:56 - di Redazione

Si trincera dietro il diritto alla privacy dicendosi indignato. Avverte subito i 600 giornalisti accorsi nei saloni dell’Eliseo a fucilarlo di domande sul penoso tradimento nei confronti della sua compagna Valérie Trierweiler che non risponderà ad alcuna domanda di questo genere: «Non è né il momento né il luogo, non risponderò oggi qui a nessuna di queste domande» rimandando, per ciò che riguarda i chiarimenti sullo status ufficiale della premiere dame, a prima della sua visita ufficiale a Washington. Giura che la sua sicurezza non è mai stata messa in discussione: «è garantita dappertutto», negli spostamenti «a Parigi, in Francia e nel mondo».
Francois Hollande scende nella fossa dei leoni, la terza conferenza del suo mandato di fronte ai giornalisti, la più importante, la più affollata, chissà perché…. Due ore e quaranta sul ring a fare da pungiball. Lui che non si è sottratto quando è stato il momento di prendere di mira il presidente Berlusconi sulla questione Ruby, ora è costretto, suo malgrado, a sedersi sulla stessa, scomoda, poltrona. Con una differenza sostanziale: il suo tradimento è provato, fotografato, e anche ammesso – sia pure dopo qualche ridicolo tentativo di negarlo ricorrendo anche alle minacce di querela nei confronti dei giornali – , non è “presunto” da una Procura, è sotto gli occhi di tutti, francesi e non. E, come se non bastasse, si è consumato in una garconniere di proprietà di un boss. Di peggio non si potrebbe immaginare. Ci sarebbe da ridere, se la Francia non avesse voglia di piangere per questa figuraccia colossale in mondovisione che le sta facendo fare il suo presidente. Altro che Grandeur. La Grandeur deve ora fare i conti con qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. Il bello è che si scopre anche che la Gayet, l’amante per dirla cruda, è stata nominata dal ministro della Cultura francese Aurelie Filippetti – sempre i soliti italiani, verrebbe da dire – fra i membri della giuria per le selezioni 2014 dell’Accademia di Francia a Roma.
Il popolare e irriverente “Charlie Hebdo”, il giornale satirico più pungente e crudo, sbarca in edicola con una copertina shock al veleno: raffigura il capo dello Stato con il sesso scoperto, e un fumetto che parte proprio da lì con la scritta: “Io presidente”.
Al presidente che andava incontro ai suoi “fucilatori”, i seicento giornalisti accreditati e schierati nei lussuriosi, ops, lussuosi saloni dell’Eliseo, i suoi consulenti di marketing politico hanno imposto di tagliare corto: una domanda sulla questione, una risposta secca e breve e che non ammetta repliche e poi via con il resto di cui a nessuno, a questo punto, importa nulla: tagli alla spesa pubblica, semplificazione amministrativa, impegno in Centrafrica. Una strategia di Crisis communication che richiede un “fucilando” dai nervi saldi. In fin dei conti, hanno ragionato gli specialisti, Lui è pur sempre Il Presidente.
Ma una cosa è fare la teoria della Crisis communication. Altra cosa è scendere nell’arena circondati da seicento giornalisti che vogliono solo sapere i risvolti della vicenda, perfino e, anzi, soprattutto, quelli più pruriginosi. Povero Hollande, lui che piccava gli altri, ora si trova nella scomoda veste del giudicato. Un contrappasso dantesco che neanche il grande Poeta avrebbe mai potuto immaginare.
Un giornalista gli chiede, ovviamente, come andrà in visita dal Papa. L’immagine che aleggia nei saloni dell’Eliseo è quella di un Hollande con il capo cosparso di cenere che si appropinqua. Lui replica: mi presenterò «da capo di Stato a capo di Stato». Non è esattamente quello che si volevano sentir dire i 600 giornalisti. Ma Hollande prosegue imperterrito: «Il Papa è una grande autorità morale che può essere utile e prezioso..». I 600 “fucilatori” ondeggiano. Forse ci siamo, pensano. Macché. «…può essere utile e prezioso sulla questione siriana». Infine, conclude Hollande, porrò al Papa «una domanda che mi riguarda personalmente..». Seicento cuori smettono per un attimo di battere. «…perché nel 2015 organizzeremo la conferenza sul clima..». «Clima o climax?», dà di gomito un giornalista a un altro. Diavolo di un Hollande, ne ha sempre una pronta.
Qualcuno s’informa cautamente, come si farebbe fra persone perbene: «come sta la signora…?». «Si riposa. E non ho altri commenti». Riposarsi, si riposa senz’altro. I medici della clinica dov’è ricoverata le hanno prescritto una cura del sonno da cavallo. Dieci giorni fra le braccia di Morfeo per smaltire l’incavolatura. E saltare d’un balzo la press conference di Hollande diffusa urbi et orbi. «Gli affari privati si trattano in privato, in un’intimità rispettosa di ognuno», taglia corto Hollande all’ennesimo giornalista che ci prova. Corna sì, ma che restino in privato. Con questa faccia, Hollande si appresta a presentarsi in Vaticano.
pa.re.

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