Gli ultimi deliri degli animalisti: dal boicottaggio del cartoon “Il Re Leone” alla protesta contro il cacciatore Briatore
L’ultimo blitz risale a questa notte, quando un gruppo di militanti dell’organizzazione “Centopercentoanimalisti” ha presidiato il quartier generale di Sky contro Flavio Briatore, di cui sono state affisse molte locandine che lo ritraggono durante una caccia ai faggiani. Ma in realtà, le “missioni” intestate alla causa ecologista si sono intensificate negli ultimi giorni, segno di un rigurgito ambientalista che rischia di soffocare nel gorgo di un interventismo indiscriminato le sacrosante ragioni di base. Sembra una manovra a tenaglia, allora, quella che gli integralisti della flora e della fauna e i crociati della difesa animale ad ogni costo (anche quello di una vita umana) hanno sferrato in questi giorni alla conquista del web (e dell’opinione pubblica). Una strategia di accerchiamento degli internauti che – almeno stando ad oggi – ha tenuto nei giorni scorsi in ostaggio ideale una “prigioniera” virtuale come Caterina Simonsen. Come noto, la ragazza malata che, per esprimere sulla piattaforma globale con video e post la propria opinione in merito alla sperimentazione animale che fino ad oggi le ha consentito di vivere, è stata cinicamente privata del rispetto che si deve a una persona affetta da patologie serie, diventando l’inerme bersaglio dell’aggressività verbale e della minacciosità propagandistica di alcune “belve” in prima linea contro la ricerca sugli animali che, in difesa della vita – ma solo di quella a quattro zampe – si sono spinti addirittura ad augurarle di morire. Belve giustamente denunciate alla polizia postale.
Come se non fosse già abbastanza, poi, a poche ore da questo incredibile episodio, irrompe sulla Rete l’“hackeraggio” operato da Greenpeace su uno dei più famosi film d’animazione Disney, Il Re Leone. Gli attivisti dell’associazione ambientalista che ha eretto il pacifismo militante a modus operandi, agli abbordaggi in mare e agli di equipaggi misti di giornalisti e fotoreporter disseminati sul campo per documentare le azioni non violente delle proprie missioni e i risvolti nefasti del progresso tecnologico, ha affiancato anche una strategia d’attacco digitale mirata ad attirare l’attenzione sul rischio estinzione che ancora oggi pende su molte specie animali. E profanando il regno della fantasia, sceglie di invadere l’universo cartoon assoldando una casa di produzione olandese per modificare un trailer della pellicola. E così, modificando la presentazione del film, le immagini mostrano gli animali delle più variegate specie che corrono nella savana, fino a dissolversi nel nulla e a svanire, uno per volta. Una dissolvenza che evidenzia a caretteri di fuoco e a colpi di virtuosismi digitali il rischio d’estinzione a cui sono sottoposte molte specie animali. Una sorta di monito sul futuro che va ben oltre l’esercizio di stile o la nuova trovata promozionale. Ma tutto questo allarmismo. Tutta questa demonizzazione, che ormai hanno travalicato anche il limite del buon gusto, della credibilità e, nel caso di Caterina Simonsen, anche della liceità, dove ci porterà? Posto che la difesa del pianeta e del diritto alla vita di qualunque essere vivente devono essere tra le priorità da salvaguardare, non sarebbe forse il caso di rimodulare linguaggi e modalità operative con cui affermarlo? Anche perché, quale sarà la prossima mossa? Bruciare sul rogo gli eretici testi di Esopo, o bandire dalla rete i filmati con Pippi Calzelunghe che immortalano il suo cavallo bianco dipinto?