Conferenza di Ginevra 2: prevale la linea Usa, Iran escluso dal negoziato. Più fragile il processo di pace
Marcia indietro di Ban Ki-Moon per la conferenza di pace sulla Siria: l’invito all’Iran, dopo il malcontento manifestato dagli Usa, è stato ritirato. Un cambio di rotta resosi necessario dopo che Teheran aveva fatto sapere di non voler rispettare precondizioni per la sua partecipazione al tavolo. La condizione posta era l’accettazione del comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012, che prevedeva un piano d’azione per instaurare un governo di transizione in Siria. Una linea seguita dall’Arabia Saudita, ma anche dagli europei – riuniti a Bruxelles nel Consiglio Esteri – con Francia, Gran Bretagna e Italia in prima fila. Una linea che di fatto delegittima il regime di Assad, il quale si propone invece come paladino del fronte anti-kaedista.
Per il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif l’Onu ha ritirato l’invito perché “sotto pressione”. Il viceministro degli Esteri iraniano per gli affari arabi Hossein Amir-Abdollahian, ha ribadito che l’Iran respinge le condizioni poste dagli Stati Uniti e quindi non prenderà parte alla conferenza sulla Siria. Il viceministro ha sottolineato che l’Iran non aveva posto precondizioni mentre gli Stati Uniti hanno mostrato un”’irrazionale insistenza”. Amir-Abdollahian ha sottolineato che Teheran non aveva giocato alcun ruolo nella Conferenza Ginevra-1 di cui ora viene chiesto di riconoscere i risultati e comunque non ha necessità di partecipare alla seconda conferenza. Secondo il viceministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghcì, a proposito di Ginevra 2. Parlando alla tv di Stato il viceministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghcì, ha osservato che senza il coinvolgimento dell’Iran la conferenza di Ginevra 2 è destinata al fallimento.
Dal canto suo Mosca ha smentito le voci di un aumento delle forniture militari russe a Damasco: la Russia non fornisce alla Siria nulla di proibito, compresa la sfera militare. Quanto alle armi, ”non stiamo fornendo niente di vietato alla Siria, nulla che potrebbe destabilizzare la situazione nella regione”, ha assicurato il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov.