Come m’invento un lavoro anti-crisi: dal moltiplicatore di follower al collaudatore di spiagge…

20 Gen 2014 19:58 - di Priscilla Del Ninno

La necessità aguzza l’ingegno, e la crisi fa impennare la fantasia: così, in era di crisi e di recessione. Di baratto e di valorizzazione dell’usato sicuro. Nel day after in cui ancora deflagrano gli effetti bomba della legge Fornero. Nelle stagioni in cui, piccole e medie imprese chiudono i bilanci annui con il segno meno, mentre le botteghe tirano giù, una dopo l’altra, la serranda, succede che gli italiani si sorprendano a rispolverare la saggia “arte dell’arrangiarsi”. E nella giungla degli stages. Impantanati nell’acqua stagnante alla ricerca del contratto perduto. Tentando di sopravvivere al proliferare di mestieranti autonomi e alle fughe dei cervelli. Sperando di immunizzarsi dalla piaga della disoccupazione e di emanciparsi dall’enigmatico ruolo dei sindacati, i lavoratori del Bel Paese costretti a ripensamenti nostalgici e a rivalutazioni professionali, organizzano silenziosamente la rivincita degli antichi mestieri. I più tradizionalisti, allora, ripongono nel cassetto lauree in fisica, biologia, ingegneria, e si improvvisano avanguardistici artigiani alle prese con creazioni originali (dalle lampade alle decorazioni floreali) e classici del repertorio culinario (dopo la mania del catering, ora impazza il revival della pasta fresca e della gastronomia “tipicizzata”: dalla dieta per ciliaci al regime detox, con tutta la gamma presente nel mezzo).

Una spinta propulsiva al ritorno al passato che guarda lontano e che, nel dilagare di stornellisti di ultima generazione e stagnari del futuro, (anche se continuano a latitare i calzolai), si impone sulla piattaforma globale l’autopromozione online. Così, la Rete diventa vetrina della bottega dei nuovi artigiani, ma anche il registro d’immatricolazione della futuribile prestazione occasionale: quella che prescinde da attitudini manuali e specializzazioni post universitarie. Quella che si improvvisa con un clik. Che si rilancia da un social network.

E allora: nello sconfinato ufficio di collocamento digitale che sembra essere diventato Internet, si può trovare chi aumenta a pagamento i follower su Twitter; chi incrementa i like su Facebook; chi fa crescere il numero dei visitatori sui profili di YouTube. Poi ci sono i traduttori informatici con relativo prezzario, chi si offre di immortalare e postare sul web vecchi oggetti destinati ai mercatini on line. Chi si fa pagare un tot a cartella per un pacchetto di servizi editoriali che possono includere, dalla critica gastronomica, alla recensione di alberghi e spiagge. E infine, il tutto fare adatto ad una molteplicità di richieste: dal mettersi in fila alla posta o negli uffici pubblici al tuo posto, al fornire ripetizioni scolastiche in chat; e c’è persino chi mette all’asta il proprio sapere virtuale per insegnare all’interlocutore informatico di turno, diventato con un click un datore di lavoro momentaneo, i segreti dell’arte della sopravvivenza: quelli custoditi in un pc…

 

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