Camorra, retata e decine di locali sequestrati a Roma. Imprenditore suicida, nei guai anche il “principe” Giannini

22 Gen 2014 11:16 - di Redazione

Si è gettato dalla finestra del suo appartamento al quarto piano in via Guido Banti, nell’esclusivo quartiere Collina Fleming a Roma Nord quando ha visto gli uomini della Dia che gli hanno presentato un ordine di arresto. Giuseppe Cristarelli, 43enne imprenditore campano nel settore dell’alta moda e dell’outlet, ha reagito così, d’impeto, alla vista dei militari che stavano eseguendo l’ordinanza di custodia in carcere nell’ambito di una maxi-operazione che questa mattina ha bloccato mezza Capitale e che si è dipanata fra Campania, Toscana e Lazio. Imponente lo schieramento di uomini e mezzi messo in campo per portare a chiusura l’operazione anticriminalità: elicotteri, decine e decine di posti di blocco, unità cinofile, soprattutto nel centro di Roma dove sono stati sequestrati dagli uomini della Dia oltre 20 locali, fra bar, ristoranti e pizzerie, che fanno riferimento alla famiglia Righi e che si trovano, perlopiù, fra il Pantheon, via del Corso, Piazza Navona, piazza Sant’Apollinare, via della Maddalena, via della Mercede. Un’area centralissima della Capitale scelta, secondo gli investigatori, dalla camorra per riciclare il denaro attraverso catene di esercizi commerciali, soprattutto, pizzerie dai nomi notissimi. Una fetta di Napoli nel cuore della Capitale: le catene di pizzerie in franchising “Pizza Ciro” e “Sugo“, i ristoranti “Il Pizzicotto” e “Pummarola e Drink“, la gelateria “Ciuccula“. Oltre alle sedi societarie con uffici sparpagliati negli angoli più suggestivi e prestigiosi di Roma: largo Fontanella Borghese, via della Maddalena, via Archimede nel ricco quartiere dei Parioli. Tutti beni, per un valore complessivo di oltre 250 milioni di euro, sequestrati alla famiglia Righi, secondo gli investigatori, luogotenenti del clan camorrista dei Contini.
L’operazione doveva essere illustrata alle 11.00 in una conferenza stampa ma è stata poi annullata dalla Procura Nazionale Antimafia proprio dopo la morte di Cristarelli sul cui decesso è stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Roma che ha già ascoltato la moglie di Cristarelli, che era presente al momento dell’arresto, e i poliziotti che hanno eseguito l’ordinanza. I vicini dei Cristarelli raccontano di aver sentito alcune urla, attorno alle 4 di notte, mentre era in corso la perquisizione tanto da essersi svegliati: «Abbiamo sentito urla, la moglie gridava, in casa c’erano anche le due figlie. Erano le quattro di notte e abbiamo capito che in quella casa c’erano attimi di panico», raccontano i vicini descrivendo così gli attimi dell’arrivo degli agenti in casa dell’imprenditore. «Ci siamo svegliati per le urla», spiega una vicina. Cristarelli viene descritto dai condomini come una persona «molto discreta».
Gli agenti intervenuti per notificare il provvedimento a Cristarelli e portarlo in carcere a disposizione della magistratura raccontano che l’uomo ha avuto un malore, ha chiesto un bicchier d’acqua e, poi, si è diretto verso la finestra e si è gettato di sotto.
L’inchiesta è la più vasta realizzata finora sul clan “Contini”, ritenuto dagli investigatori fra quelli egemoni a Napoli e riguarda, in particolare, le operazioni di reinvestimento dei proventi economici di gruppi camorristici in imprese e operazioni economiche a Napoli e in altre zone della Campania, a Roma e in Toscana. I provvedimenti riguardano, appunto, beni immobili e aziende controllati dal clan “Contini”. Fra i beni sequestrati anche otto società operanti nel settore dell’abbigliamento e nella gestione dei parcheggi, una sessantina tra auto e moto, immobili di pregio nel centro di Napoli, decine di conti correnti bancari per un valore stimabile superiore ai dieci milioni di euro. Tra gli obiettivi perquisiti nella notte, spicca, fra l’altro, la sede pratese della nota griffe “Castellani”.
Fra gli indagati c’è anche l’ex-calciatore Giuseppe Giannini, ex-giocatore della Nazionale italiana e capitano della Roma, e che ora allena la nazionale del Libano. Giannini è indagato per il suo ruolo di allenatore del Gallipoli Calcio nell’anno in cui avvenne la promozione in serie B: secondo gli investigatori quella promozione fu il frutto di un accordo e avvenne grazie all’intervento degli imprenditori Righi, vicini alla camorra: 50mila euro, dati – secondo gli investigatori – a giocatori del Real Marcianise affinché perdessero un incontro con i pugliesi che a conclusione del campionato 2008-2009 di Lega pro, girone B, avevano bisogno di una vittoria per andare in B, cosa che poi avvenne. Per questo Giannini è indagato assieme all’allora direttore sportivo Luigi Dimitri, e agli imprenditori Salvatore e Ivano Righi per frode sportiva con l’aggravante della finalità mafiosa.
L’operazione della DiA ha scavato anche nel mondo della finanza dove il clan Contini, attraverso parenti e prestanome aveva da tempo messo le mani. Un’ordinanza di custodia in carcere a raggiunto Salvatore Botta, 64 anni, attuale reggente del clan Contini e già detenuto a Napoli, sua moglie Rosa Di Munno, che gestiva gli interessi e le attività del gruppo dopo l’arresto del marito, Salvatore Botta, di 32 anni, incensurato nipote del boss e sua persona di fiducia, che si occupava direttamente della gestione dei canali commerciali e della riscossione dei crediti, oltre ad essere direttamente impegnato nella gestione di una sala giochi.
Tra gli arrestati ci sono anche Mario Cardinale, 53 anni, incensurato che, forte di «referenze di peso» nel mondo della finanza, curava le movimentazioni di grosse somme di denaro attraverso una rete di conti correnti, Salvatore Musella, pregiudicato 42enne legato da rapporti di parentela con il boss e che seguiva in prima persona la gestione di aree di sosta nei pressi delle stazioni ferroviarie del capoluogo campano, Mario Ambrosio, 41 anni, pregiudicato e strettamente legato al boss, incaricato dell’acquisizione e della distribuzione sul mercato ufficiale e parallelo degli stock di abbigliamento provenienti da grandi griffe; Roberto Moccardi, 59 anni e incensurato che, assieme alla moglie Anna Borta (anche lei arrestata) curava e gestiva gli interessi del clan nel campo dell’abbigliamento e della ristorazione. E ancora, Antonella Imperatore, 41 anni e Maurizio Delle Donne, di 47 anni: entrambi pregiudicati, che avvalendosi di un’estesa rete di distribuzione commerciale alimentata dal porta a porta e di contatti nel mondo della moda, garantivano al clan guadagni significativi dalla vendita di prodotti di grandi marche. In manette è finito anche Alfredo Lama, pregiudicato di 53 anni, anch’egli legato al boss da rapporti di parentela e delegato a seguire le problematiche bancarie e finanziarie, occupandosi, però, anche dello spaccio di droga.

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