Al voto con il sistema che piace… a tutti (o quasi): il “sindaco d’Italia” favorito nella corsa

3 Gen 2014 20:01 - di Oreste Martino

Matteo Renzi ha deciso di prendere di petto il 2014, ben sapendo che è l’anno che farà da anticamera al suo ingresso a Palazzo Chigi o all’oblio toccato negli anni a tanti leader della sinistra, da Achille Occhetto a Pierluigi Bersani.

I nemici di Renzi sono due giovani democristiani che siedono ai vertici del governo e che vogliono usare i quindici mesi da qui alle probabili elezioni politiche del 2015 per sfiancarlo e logorarlo. Ma anche il sindaco è giovane e democristiano, nonché più movimentista di Enrico Letta e Angelino Alfano.

Ecco perché il primo giorno lavorativo dell’anno Renzi ha messo le carte in tavola sulla legge elettorale, obiettivo per lui imprenscindibile per non morire e senza raggiungere il quale dovrebbe necessariamente mettere a repentaglio il governo.

Ma vediamo nel dettaglio le tre proposte avanzate (modello spagnolo, Mattarellum rivisitato e doppio turno di coalizione) e che conseguenze avrebbero per il quadro politico italiano.

Il cosiddetto sistema spagnolo si basa su collegi molto piccoli, creando uno sbarramento naturale altissimo. In sostanza è un sistema che fa fuori i partiti piccoli e medi privilegiando i due o tre principali, senza però metterlo per iscritto, ma grazie agli automatismi del sistema usato nella penisola iberica. Dividendo l’Italia in 118 piccole circoscrizioni – come ipotizzato – si avrebbero bacini elettorali da circa mezzo milione di abitanti, con 250 mila elettori e circa 150.000 voti validi. In ognuna di queste realtà si eleggerebbero in media cinque deputati. I partiti si presenterebbero con liste corte (probabilmente anche di tre persone), assumendosi così la responsabilità della scelta delle persone sottoposte al giudizio degli elettori, che non potranno più essere nascoste in listoni che sfuggono al controllo della pubblica opinione. Con questo sistema per prendere un seggio pieno serve circa il 20% dei voti e per avere un resto competitivo bisogna comunque puntare a superare il 10%. Se in una circoscrizione la somma dei voti di Forza Italia, Pd e Grillo si attestasse intorno al 70% – come sarebbe probabile – quattro dei cinque deputati andrebbero a questi tre partiti, mentre il quinto sarebbe della Lega al Nord e al Sud della forza politica capace di ottenere un importante risultato elettorale. Basta questo per capire le ragioni per cui il sistema spagnolo piace sia a Renzi sia a Berlusconi, avendo l’effetto automatico di polarizzare gli eletti sui partiti più grandi, anche se non è detto che dalle urne esca una maggioranza chiara, pure nel caso in cui fosse previsto un sostanzioso premio, per il quale comunque servirebbe una soglia minima da raggiungere.

Il Mattarellum è invece un sistema rodato perché già utilizzato nel 1994, 1996 e 2001, anche se andrebbe modificato eliminando la cosiddetta quota proporzionale da trasformare in parte in premio di maggioranza e in parte in diritto di tribuna per le forze che pur ottenendo un buon risultato nei collegi non riescono ad arrivare prime e ad eleggere deputati. Il Mattarellum, però, non piace a Berlusconi perché nei collegi favorisce la sinistra e disperde i voti del centrodestra ormai troppo diviso e perché, come lo “spagnolo”, non assicura la realizzazione di una maggioranza nonostante il previsto premio del 15%.

Infine tra le carte scoperte da Renzi c’è il doppio turno di coalizione, sistema simile a quello in uso per eleggere il sindaco nelle città. Questa legge darebbe ai partiti il vantaggio di poter correre con la propria identità coalizzandosi però tra loro e con il ballottaggio genererebbe una maggioranza chiara. Si tratta quindi del sistema che più di altri può trovare la maggioranza in parlamento, perché piace a Berlusconi e Alfano, a Renzi, Letta e Vendola. Con questa legge elettorale il giorno dopo le elezioni ci sarebbe una maggioranza certa, stabile ed omogenea ed i governi durerebbero probabilmente tutta la legislatura. Ecco perché tra le tre ipotesi messe in campo dal segretario del Pd è quella che ha maggiori possibilità di riuscita.

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