Un “forcone” si arrampica fino alla finestra di Tosi. E il sindaco: così si indebolisce la protesta

20 Dic 2013 17:20 - di Valeria Gelsi

Flavio Tosi l’ha presa con fair play, ma il tentativo di un “forcone” di arrampicarsi fino alla finestra del suo ufficio da sindaco, in piazza Bra, a Verona, ha il sapore di un doppio smacco per la Lega. Lo “scalatore” Eugenio Rigodanzo non ha solo partecipato alle proteste di questi giorni, che il Carroccio ha sostenuto, è stato anche un Cobas del latte, un esponente di quella sollevazione contro le multe per lo sforamento delle quote che fu un altro cavallo di battaglia degli eletti padani. Nel clima di estremo disagio di queste settimane, dunque, non c’è spazio per la riconoscenza politica, né per i tentativi di mettervi cappello, con buona pace del governatore del Veneto, Luca Zaia, che, mentre Tosi subiva il tentativo di arrembaggio, continuava a blandire i manifestanti, cercando di spostare il carattere della protesta su un piano prettamente leghista. «C’è il popolo, gente sana, ma bisogna evitare che questa si spenga, che diventi solo un problema di code, una guerra tra poveri, quando, invece, in questa guerra – ha detto Zaia – il nemico è Roma».

Rigodanzo si trovava con un’altra ventina di dimostranti davanti a Palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona, per un sit in. Quando si è accorto che la finestra dello studio di Tosi, al primo piano, era aperta, ha cercato di scalare il Palazzo, per raggiungerla. Ma la finestra è stata chiusa, Rigondanzo è stato costretto a scendere e la polizia l’ha preso in consegna. Altri dimostranti hanno fatto un timido tentativo di forzare l’ingresso del Municipio, ma sono stati convinti dalle forze dell’ordine a ripiegare. «Noi abbiamo sempre ricevuto e parlato con tutti. Ma una protesta legittima e sacrosanta come questa rischia solo di essere “svalorizzata” se trascende nella violenza», ha commentato Tosi, ricordando che la sua amministrazione si era opposta alla richiesta del giorno prima di chiudere la piazza ai trattori. «Danneggiare la cosa pubblica – ha concluso il sindaco di Verona – nuoce allo stesso spirito positivo della manifestazione. C’è una situazione disperata, ma questo non giustifica la violenza». E «la separazione tra chi vuole pacificamente manifestare e chi vuole saccheggiare le città» è stata anche l’obiettivo rivendicato dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nel corso di una conferenza stampa al Viminale. «Si temeva Roma in tilt, invece tutto è avvenuto senza grandi problemi», ha spiegato il vicepremier, ringraziando «gli organizzatori delle manifestazioni pacifiche». È stato poi il presidente del Consiglio, Enrico Letta, a spiegare che «bisogna trovare gli strumenti per lenire il disagio», rivendicando la bontà della legge di stabilità e spiegando di non saper dire «se la protesta dei forconi sia finita». Una risposta indiretta è arrivata da Danilo Calvani, il discusso leader dei forconi pontini, che oggi è stato ascoltato come teste a Torino nell’inchiesta sui disordini in città della scorsa settimana. «La nostra lotta continuerà. Lunedì, o al massimo martedì, tutti i gruppi si riuniranno a Pontinia per preparare le nuove iniziative», ha detto Calvani, aggiungendo che «i presidi sono ancora in corso in varie località italiane». «Si deve rivotare. Questo governo è delegittimato», ha proseguito, aggiungendo che, no, dietro di lui non c’è Silvio Berlusconi: «Se è dietro a qualcuno, sicuramente non sono io».

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