Sulla legge elettorale il governo stavolta rischia di cadere davvero
Sulla riforma della legge elettorale il governo rischia seriamente di cadere, aprendo la strada ad elezioni repentine. Quando partiti e leader politici parlano delle regole del voto si occupano della loro sopravvivenza e, come si sa, l’istinto è pronto a tutto quando c’è il rischio di venire annientati. Il garante del governo e della maggioranza di larghe intese dall’alto del suo ruolo di presidente della Repubblica è riuscito finora a tenere assieme una situazione oggettivamente difficile, ma anche se Giorgio Napolitano dovesse minacciare le dimissioni – come ha già paventato – non riuscirebbe a fermare un big bang che sarà inevitabile senza un accordo veloce sul sistema elettorale.
Enrico Letta e Angelino Alfano premono perché sia la maggioranza di governo a trovare la quadra e a sottoporla agli altri soggetti parlamentari, mentre Matteo Renzi e Silvio Berlusconi – forti dei numeri che hanno tra gli elettori e in Parlamento – vogliono che l’accordo maturi nelle interlocuzioni tra partiti e gruppi parlamentari. Nel primo caso si andrebbe verso una legge elettorale favorevole a Letta e Alfano e sfavorevole al sindaco e a Cavaliere, mentre se a dare le carte saranno i partiti sarebbe inevitabile la convergenza tra Renzi e Berlusconi su un sistema che favorisce i due grandi partiti e rende ininfluente il premier dentro il Pd e il Nuovo Centrodestra nella sua coalizione.
Non a caso Renzi ha affidato la pratica alla fedelissima Boschi e Berlusconi al Panzer Verdini, dimostrando entrambi di volersi giocare la partita in prima persona. È quindi ipotizzabile che Pd e Forza Italia convergano su un Mattarellum modificato che lasci ad Alfano un piccolissimo spazio nella trattativa per i collegi con Berlusconi e a Letta ben poco. Ovviamente la strada per la governabilità rimane stretta a prescindere dalla legge elettorale che sarà approvata. La situazione politica è oggettivamente tripolare e un premio di maggioranza sganciato da un significativo risultato minimo della coalizione che vince è stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Questo rende molto difficile una maggioranza stabile anche con il Mattarellum, sia in versione originale sia in versione modificata. Ecco perché anche se Renzi e Berlusconi dovessero trovare un’intesa potrebbero comunque vedersi poi costretti a rieditare le larghe intese a causa del risultato che i candidati di Grillo potrebbero prendere nei singoli collegi.
La partita è quindi in due tempi, il primo si gioca nei prossimi tre mesi sulla legge elettorale, il secondo immediatamente dopo o nel 2015 nei 400 o 475 collegi maggioritari dove lo scontro a tre deciderà che tipo di maggioranza avrà l’Italia negli anni successivi.