Si delinea la strategia di Renzi: seminare zizzania tra Letta e Alfano e agganciare Grillo

12 Dic 2013 18:13 - di Oreste Martino

La vittoria di Matteo Renzi alle primarie del Partito Democratico ha prodotto il primo importante risultato dopo appena tre giorni. La decisione di trasferire dal Senato alla Camera l’iter della legge elettorale non è un tecnicismo come qualcuno crede o vuol far credere. Il ministro per le riforme Gaetano Quagliariello dice che agli italiani non interessa niente se la riforma del sistema di voto viene votata prima dalla Camera o dal Senato, ma nella realtà la differenza è sostanziale ed enorme. Se la legge elettorale fosse rimasta appannaggio di Palazzo Madama il Pd non avrebbe avuto i voti per imporsi e doveva necessariamente procedere sulla base della maggioranza che in quel ramo del parlamento sostiene il governo. Renzi quindi avrebbe dovuto dialogare con il premier Enrico Letta e attraverso lui con i partner della sua maggioranza, il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano e Scelta Civica di Mario Monti. Passando la palla alla Camera, invece, il Pd del neosegretario Renzi è autosufficiente grazie all’abnorme premio di maggioranza appena dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Il sindaco di Firenze ha quindi preso “due piccioni con una fava”, rendendosi autonomo da Ncd e Scelta Civica – che non ama per niente e dai quali non vuol farsi condizionare -, e costruendo una nuova alleanza spostata più a sinistra che al centro. La decisione di far traslocare la legge elettorale da Palazzo Madama a Montecitorio è stata infatti presa in commissione Affari costituzionali da una nuova maggioranza, composta da Pd, Sel e Movimento cinque stelle. La mossa è un evidente indebolimento del governo e della maggioranza su cui si poggia Letta e sposta la partita sulle regole del voto sul doppio binario dell’accordo di coalizione con Niki Vendola e del rapporto con Beppe Grillo. Se i protagonisti della maggioranza che dovrà approvare le nuove regole saranno questi tre partiti tutto lascia immaginare che si andrà verso un sistema maggioritario che somiglierà molto al vecchio Mattarellum, gradito peraltro anche a Forza Italia e a Silvio Berlusconi, ma assai sgradito ad Alfano e ai suoi che sarebbero costretti a tornare con il cappello in mano a trattare un’alleanza elettorale con il Cavaliere. Per non parlare di Monti e Casini che con il maggioritario bipolare di collegio scomparirebbero, mentre Grillo potrebbe vincere in numerosi collegi continuando a cavalcare il malessere populista che c’è nel paese.

Lo schiaffo a Letta e Alfano è stato così sonoro che il primo ha smesso i toni paludati e ha cominciato ad attaccare con durezza Grillo nella speranza di creare un solco tra il comico e il Pd di Renzi, mentre il secondo ha fatto dire da Quagliariello che se entro la Befana non ci sarà un accordo di maggioranza sulla legge elettorale il governo sarà a rischio.

In tre giorni Renzi ha così ottenuto un gran risultato, aprendo una crepa tra Letta e Alfano e costruendo un ponte con Grillo. Se le cose andranno bene avrà presto una legge elettorale utile a vincere e governare con tranquillità, se invece dovesse saltare il banco otterrebbe le elezioni subito, cosa che non gli dispiacerebbe affatto.

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